Claudio Buja su The Pact: "Autori ed editori tengano la schiena dritta"

Giorni fa abbiamo riferito della nascita negli Stati Uniti di "The Pact", un'alleanza fra autori di canzoni ai quali viene spesso imposto di cedere quote autorali e/o editoriali da interpreti, produttori e altri che profittano di un ruolo o di una posizione di forza. Siamo tornati sul tema con un'intervista a Franco Fasano, all'inizio della quale scrivevo: "temo che non troveremmo neanche a cercarlo un autore o un editore italiano che sia disposto a confermare questa situazione (men che meno a denunciarla), nel timore di ritorsioni o di mancate occasioni".
A smentirmi immediatamente è arrivato Claudio Buja, presidente di Universal Music Publishing Ricordi, che ci ha inviato il suo autorevole contributo: lo pubblichiamo qui di seguito.
Rimaniamo naturalmente sempre pronti ad ospitare altri - editori o autori - che vogliano esprimere la loro opinione su questo tema: amici, fate sentire la vostra voce.
“Temo che non troveremo un autore o un editore italiano che sia disposto…”
Ho letto l’appello dell’amico Zanetti in testa alla sua intervista a Franco Fasano, ed eccomi qui.
Io trovo la battaglia di The Pact molto importante, tanto sul piano etico quanto su quello economico.
Da vent’anni il mio lavoro è l’editore musicale, e pure ai miei studenti universitari insegno che il lavoro dell’autore e quello dell’interprete sono mestieri diversi, che vengono ricompensati in maniera altrettanto diversa.
Ma il grido di The Pact, “se togliamo la canzone all’industria musicale, questa smette di esistere”, non può rimanere inascoltato, perché è la pura verità.
Fare l’editore musicale non significa soltanto andare alla ricerca di buoni autori di canzoni e di aiutarli a sviluppare e divulgare le loro opere. Significa anche proteggerli e tutelarli nel momento in cui le loro canzoni vengono offerte alle orecchie di chi le vorrà interpretare – e alle relative case discografiche.
E qui spesso accade il fattaccio: tanto più è famoso e importante l’interprete, tanto più è probabile che lo stesso possieda anche una società di edizioni musicali, e che pretenda, per interpretare il brano, tanto una quota autorale (in modo da poter figurare anche tra i creatori dell’opera) quanto una quota editoriale.
Troppo spesso, nella mia ormai lunga permanenza nel business, mi è accaduto di offrire canzoni ad interpreti che hanno preteso un “pedaggio” - quella che in America, senza mezzi termini, viene chiamata “coercion”, cioè coercizione – prima di inserire un brano nel loro repertorio.
Ricordo la telefonata del discografico/editore di un cantante molto famoso (anche all’estero) che mi comunicava l’interesse del suo protetto nei confronti di una canzone di un mio giovane autore. Preventivamente, però, e senza parafrasare, chiedeva come condizione per procedere al provino la mia rinuncia a due terzi delle quote editoriali. Due terzi! Risposi di no, che escludesse pure il brano dalla track list del prossimo disco. Ma non è una decisione che si possa prendere a cuor leggero. Spesso ho parlato con colleghi editori che – in un eccesso di realpolitik – mi suggerivano di accettare qualunque condizione pur di pubblicare una canzone che altrimenti sarebbe rimasta nel cassetto, inutilizzata.
E d’altra parte negare la cessione di un brano ad un interprete di successo comporta un mancato incasso (e quindi un danno economico oltre che d’immagine) per un autore che – in certi casi – preferisce comunque essere vessato e persino derubato di “ventiquattresimi” piuttosto che rimanere nell’anonimato.
Ma questa è una pratica pericolosa.
Perché costituisce un precedente, anzi una serie di precedenti in base ai quali ogni cantante, ogni emittente radiofonica o televisiva, ogni promoter e chissà chi altro può sentirsi legittimato a chiedere un pezzetto di proprietà della canzone solo per aver avuto una parte nella diffusione o nella promozione del brano.
Per questo sono felice di aderire in pieno al progetto di The Pact, e invito tutti gli autori (e i miei colleghi editori) a tenere la schiena diritta. In fondo autori e compositori guadagnano assai meno, a conti fatti, dei cantanti interpreti. Perché essere pure costretti a fargli beneficenza?
Claudio Buja
Presidente di Universal Music Publishing Ricordi