Ligabue: ‘Scrissi ‘Una vita da mediano’ per scusarmi del mio successo’

Nel corso di un’intervista rilasciata ad Antonio Gnoli per l’inserto culturale di Repubblica Robinson in edicola da sabato 27 febbraio, Luciano Ligabue è tornato sul periodo di crisi che lo portò a meditare, alla fine degli anni Novanta, di abbandonare la carriera musicale. Ricordando il periodo seguito ai successi di “A che ora è la fine del mondo?” e “Buon compleanno Elvis”, il cantautore emiliano ha ricordato:
“Ero stato investito da un successo troppo grande. (...) Venivo da una serie di straordinari riconoscimenti: gli album 'Buon compleanno Elvis' e 'Su e giù dal palco', il romanzo 'Fuori e dentro il borgo' e il film 'Radiofreccia'. Mi trovai, di colpo, nell’incapacità di gestire quell’enorme consenso. Faticavo a tollerare chiunque si sentisse in dovere di esprimere un’opinione su di me. Magari era solo una mia paranoia, ma soffrivo all’idea che tutto quello che si raccontava di me fosse più la proiezione di ciò che rappresentavo ai loro occhi, che non quello che ero veramente”.
Di qui, prosegue Ligabue, l’idea di abbandonare la carriera musicale:
“In un primo momento ho pensato di mollare. Poi mi sono chiesto se fossi davvero disposto a rinunciare a tutto, in primo luogo ai concerti. E non era quello che desideravo”
Nello stesso periodo, appunto, l’artista compose “Una vita da mediano”, uscita nel 1999 come singolo apripista del suo sesto album “Miss Mondo”:
“Quella canzone fu la reazione all’enorme senso di colpa che provavo per il mio successo. Tracce mai risolte del mio cattolicesimo e comunismo. Mi sentivo in colpa! E allora ho scritto, quasi scusandomi del successo, ‘Una vita da mediano’”
Registrata in compagnia di Federico Poggipollini e Mel Previte alle chitarre, Antonio Righetti al basso, Fabrizio Simoncioni alle tastiere e Roberto Pellati alla batteria, il singolo si spinse fino al terzo posto nelle classifiche di vendita italiane.