La filiera della musica dal vivo italiana saprà mai essere unita? La Musica che Gira risponde ad Assomusica

Con un post sui propri canali ufficiali social La Musica che Gira, il coordinamento di lavoratori dello spettacolo nato poco meno di un anno fa contestualmente alle prime fasi dell’emergenza sanitaria che ha paralizzato il mondo dei live, ha replicato al presidente di Assomusica Vincenzo Spera, che in un’intervista rilasciata a Rockol aveva espresso invidia per la coesione dimostrata dalla filiera della musica dal vivo britannica nel fondare LIVE, l’associazione che oltremanica raggruppa artisti, management, promoter, società di ticketing e professionisti ponendosi come interlocutore unitario nei rapporti con le istituzioni per il rilancio del settore dopo la pandemia:
All’affermazione di Spera “Ho avuto contatti anche con La musica che gira e Bauli in piazza, realtà verso le quali sono stato e sono ancora aperto, ma nessuno ha voluto aderire” relativa alla creazione di una confederazione di settore, La Musica che Gira ha dichiarato:
“Caro Vincenzo, abbiamo forse perso un pezzo? Quando non abbiamo accolto il tuo invito? Non ci risulta. Ci risulta invece che un membro di Assomusica Associazione sia stato invitato al tavolo di lavoro de LMCG sul live e che ti abbiamo invitato ad un confronto che si è tenuto una sola volta e mai più replicato perché da parte vostra non c'è stato nessun tipo di apertura ma l’invito neanche troppo velato a lasciare il campo da gioco ai ‘grandi’, quasi quella della tutela del settore non fosse anche la nostra di partita”
Il coordinamento non ha tuttavia chiuso alla proposta della creazione di una confederazione, ponendo però delle condizioni precise:
“Una confederazione che raggruppi tutta la filiera: certo che ci siamo. Ma con regole chiarissime. Chi la presiede? Chi ha già posizioni dominanti o chi rappresenta l’incredibile tessuto di micro e piccole aziende che formano il settore? Come è composta? Se poi la partecipazione di chi ha interessi 'più piccoli' prende piede, la posizione dominante resta a discutere delle questioni o lascia il tavolo e pensa a tornare a essere industria che nel libero mercato fa solo i suoi interessi?”