Spettacoli e Covid, il ministro Franceschini: ‘Vorrei che l’Italia fosse la prima a riaprire’

Intervistato da Paolo Conti per il Corriere della Sera, il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini si è espresso in merito al mondo dello spettacolo, che vede settori come quelli del teatro, del cinema e della musica dal vivo ancora fermi in ottemperanza alle norme anti-Covid. Il titolare del MiBACT ha spiegato:
“La chiusura di teatri, cinema e sale da musica è stato un dolore, ma inevitabile. Abbiamo cercato di accompagnare con misure straordinarie, attraversando questo deserto, i tanti mondi legati al cinema, al teatro, alla musica sostenendo imprese e lavoratori. Una realtà che non ha mai conosciuto ammortizzatori sociali ha avuto la cassa integrazione per i dipendenti e sostegni per i tanti lavoratori precari o intermittenti. Un lungo elenco di interventi che non bastano, lo so perfettamente: li sto riproponendo in modo consistente per il nuovo decreto Ristori. Finché non lavorano, occorre sostenere gli operatori del settore al di là del tipo di contratto che avevano. Ma ora bisogna ragionare della riapertura”
A proposito di una possibile ripartenza, Franceschini ha ribadito:
“Non voglio coprirmi dietro la scelta di altri Paesi, anzi. Però, ad oggi, teatri e cinema sono chiusi in Francia, Germania, Regno Unito, Belgio, Portogallo. Ma siccome l’Italia è l’Italia vorrei che fossimo i primi a riaprire. L’operazione va fatta non con i proclami né con gli annunci ma per passi possibili”
Dopo aver definito la riapertura delle attività un’”assoluta priorità”, il Ministro fatto anche qualche ipotesi relativa alle modalità della ripartenza:
“Potrebbero essere i biglietti nominativi, la tracciabilità delle persone, le mascherine Ffp2. Mi confronterò poi collegialmente col governo, perché non sono certo io a decidere da solo, e col Cts per individuare tempi e modalità. Però penso che teatri e cinema, con severe e adeguate misure, siano più sicuri di altri locali già aperti oggi. E credo che l’Italia, più di altri Paesi, abbia bisogno come l’ossigeno di tornare ad avere un’offerta culturale”