Musica e listini: le superstar stavolta sono Spotify e Live Nation

Quella conclusasi venerdì 12 febbraio è stata una settimana senza particolari scossoni, poiché l’unica autentica breaking news che avrebbe potuto impattare sulle quotazioni – la notizia del pressoché definitivo sbarco di Universal Music Group alla borsa di Amsterdam entro il 2021 – è trapelata dopo la chiusura di Wall Street, nella mattinata europea di sabato.
A questo proposito, pur restando di colore verde, la casa madre di UMG, Vivendi, non ha fatto in tempo a strappare verso l’alto. Restando in tema di label, leggermente negativa Warner Music Group e negativa Sony Corp., casa madre di Sony Music: qualcosa che ci si aspettava dopo il +15% della scorsa settimana.
Dopo avere fatto bene nei cinque giorni feriali precedenti, ha sonnecchiato restando sotto la pari il segmento big tech: né Amazon nè Apple nè Alphabet (Google e YouTube) hanno mostrato particolari oscillazioni.
I riflettori hanno illuminato in particolare due titoli musicali: quelli di Spotify e di Live Nation: entrambe – come mostrato nel dettaglio che segue – continuano a stazionare su livelli di valorizzazione record, ed è curioso che teoricamente i fattori di crescita per le due società siano di verso opposto: lo streaming ha ogni ragione di proliferare in condizioni di lockdown, il live rimbalza di pari passo con la penetrazione dei vaccini.
Di seguito, il dettaglio dei titoli osservati in ordine alfabetico.
- Alphabet: il titolo è a $ 2.095, l’azienda vale 1,4 triliardi di dollari.
- Amazon: il titolo è a $ 3.277,71, l’azienda vale 1,65 triliardi di dollari.
- Apple: il titolo è a $ 135,37, la capitalizzazione dell’azienda è pari a 2,27 triliardi di dollari.
- Avid: quotata al NASDAQ americano, Avid continua a sorprendere e mette a segno l’ennesimo strappo degli ultimi mesi, stavolta con un +10%; il titolo è a $ 23,5, la capitalizzazione ha appena superato di poco il miliardo di dollari.
- CTS Eventim: quotata allo Xetra tedesco, la casa madre di TicketOne nella settimana in cui Live Nation strappa forte chiude anch’essa positiva a € 54,55, con un quasi +5% che porta l’azienda a valere 5,33 miliardi di euro. Annotazioni interessanti: la sua capitalizzazione è esattamente il doppio rispetto a quella del 18 marzo scorso, dopo il crollo da lockdown; manca un altro 10% per riportarsi ai livelli pre-covid con il titolo a 60 euro.
- Hipgnosis: senza annunci clamorosi, il titolo di Mercuriadis sonnecchia ancora poco sotto la pari a £ 119; l’azienda vale 1,28 miliardi di sterline.
- Live Nation: balzo in alto del 13% per la conglomerata del live quotata al NYSE americano, che sale a $ 84,17 nella settimana in cui il gruppo annuncia che TicketMaster Livestream diventa globale; l’azienda vale ora 18,27 miliardi di dollari: ha recuperato tutto il terreno perso con la pandemia ed è al suo massimo storico assoluto.
- Sirius XM: quotata al NASDAQ americano, il titolo della compagnia di digital radio resta leggermente negativo a $ 6,09; l’azienda vale 25,2 miliardi di dollari.
- Sonos: quotata al NASDAQ americano, spicca un altro salto in alto: +11%, il titolo è a $ 35,48 dollari, l’azienda vale 2,48 miliardi di dollari (quasi il triplo di un anno fa).
- Sony Corp.: quotata al Nyse americano, casa madre di Sony Music, perde giusto uno zero virgola: il titolo è a $ 113,53 e l’azienda 143,17 miliardi di dollari.
- Spotify: la piattaforma svedese quotata al Nyse strappa per l’ennesima volta e recupera tutto quanto aveva perso la scorsa settimana dopo avere corso per mesi: + 10%, il titolo è a $ 339,7 (praticamente ai massimi) e l’azienda vale 64,62 miliardi di dollari.
- Tencent Music: continua a salire un altro po’ l’antagonista (e azionista) cinese di Spotify: il titolo è a $ 26,36 e l’azienda vale 44,22 miliardi di dollari.
- Vivendi: quotata a Parigi, il titolo è € 26,10 e l’azienda vale 30,87 miliardi di euro.
- Warner Music Group: il gruppo di Len Blavatnik resta in terreno negativo con il titolo a $ 37,36; l’azienda vale 19,22 miliardi di dollari.