Sanremo 2021, teatri in rivolta. Livermore: ‘Se si fa il festival riapriamo anche noi’
Regista, attore, musicista, fresco del successo del suo “A riveder le stelle” presentato al Teatro La Scala di Milano lo scorso mese di dicembre, il direttore del Teatro Nazionale di Genova Davide Livermore si è fatto portavoce - nel corso di un’intervista rilasciata a Tiziana Platzer per La Stampa - del malcontento del mondo dello spettacolo nei confronti della prossima edizione del Festival di Sanremo, che - nonostante il dpcm che impone lo stop a tutti gli spettacoli pubblico fino al prossimo 5 marzo - aprirà i battenti al teatro Ariston il prossimo 2 marzo.
“Tutti i teatri sono in sofferenza, sono arrabbiati e indignati, ma siamo stati alle regole, ora però con Sanremo non ci stiamo, è discriminazione politica”
Nel mirino di Livermore è finita la soluzione degli organizzatori della manifestazione canora, cioè il coinvolgimento di figuranti contrattualizzati. L’Ariston sarà così uno studio televisivo privo di pubblico pagante o invitato - quello proibito dalle disposizioni anti-Covid:
“Assisteremo a Sanremo con il pubblico in sala? Allora noi apriremo i teatri e sul palco ci sarà il nostro festival: primo concorrente Shakespeare. Davanti a Sanremo con gli spettatori dal vivo, il teatro italiano tornerà militante. (...) Noi staremo alle regole, se valgono per il Festival valgono anche per noi: riapriamo e riempiamo di comparse contrattualizzate i nostri teatri. Si ha un’idea di quanta gente del mondo teatrale, dagli attori ai tecnici, è senza lavoro da mesi? E ogni comparsa potrebbe fare una donazione al teatro, che sarà il costo del biglietto. E tutti saranno tamponati”.
Livermore è intervenuto anche in merito alle entrate pubblicitarie che la RAI incasserà grazie al Festival di Sanremo:
“Ridistribuisca sul mondo della cultura. Il teatro non si occupa di promozionare case discografiche o tour come fa Sanremo”.