L'intelligenza artificiale ricrea la musica dei Beatles (e di Elvis, e di Mina...). Ascolta

Si chiama, opportunamente, Jukebox il modello generativo di musica presentato qualche mese fa dal laboratorio OpenAI.
Quella generata da Jukebox non è "propriamente" musica originale, ma qualcosa che, insomma, un po' le assomiglia, e che, a seconda di come è stato "istruito", assomiglia a musiche riconoscibili all'orecchio del pubblico.
La spiegazione del funzionamento di Jukebox è complessa e forse risulterebbe ostica al lettore quanto a chi scrive questa notizia; prevede l'utilizzo di audio grezzi, di network neurali, encoding e compressione.
Sicuramente si capisce meglio ascoltando il frutto del "lavoro" di Jukebox; come, ad esempio, queste canzoni "in stile Beatles".
L'effetto sonoro è quello di un album dei Beatles ascoltato da una vecchia radio a onde medie, ma sicuramente impressiona il pensiero che nessuna mente umana ha scritto queste melodie e questi testi (che peraltro non sono testi veri e propri, ma sequenze di parole non necessariamente sensate).
Gli inventori di Jukebox spiegano:
"Jukebox rappresenta un significativo passo avanti rispetto al precedente modello MuseNet, per qualità musicale, coerenza, lunghezza dei sample sonori e capacità di suggerire atmosfere sonore legate a determinati generi o stili musicali. Naturalmente c'è ancora un gap molto ampio fra il frutto delle elaborazioni di Jukebox e la musica creata da menti, voci e mani umane; in particolare, benchè le musiche generate possano persino contenere degli assolo, non riescono a strutturarsi su schemi di strofe e ritornelli".
Per curiosità, potete ascoltare altri esempi di Jukebox qui di seguito: