
Non è stata casuale la scelta di Madrid come città in cui presentare i risultati del quinto rapporto IFPI sulla pirateria, da cui risulta confermato che un Cd su tre venduti oggi nel mondo è di origine illegale (i dischetti contraffatti in circolazione ammontano a 1,2 miliardi di unità per un valore commerciale di 4,6 miliardi di dollari). “Una volta la Spagna era la patria di un mercato legale e in salute, rinomato per la qualità dei suoi artisti e per il successo della sua industria musicale. Oggi è il paese europeo con i più gravi problemi di pirateria e la necessità di interventi urgenti”, ha sottolineato il presidente della federazione internazionale dei discografici, l’irlandese John Kennedy.
Il numero uno dell’IFPI ha difeso i risultati conseguiti dall’industria grazie all'intensificazione delle attività di prevenzione e di repressione (nel 2004 il tasso di crescita del mercato illegale è stato il più basso in quattro anni, mentre i sequestri di apparecchiature per masterizzare i Cd sono raddoppiate rispetto ai dodici mesi precedenti), ma ha ribadito la pericolosità sociale ed economica di un fenomeno che “distrugge posti di lavoro, uccide gli investimenti e finanzia il crimine organizzato”. La Spagna è, appunto, uno dei paesi sotto più stretta osservazione a causa della produzione e del consumo su larga scala di Cd pirata, insieme a paesi come Cina, Brasile, Russia, Ucraina e Paraguay (dove è falso addirittura il 99 % dei prodotti discografici in circolazione).
In 31 paesi al mondo, nel 2004, le vendite di Cd pirata hanno superato quelle di prodotti legali; l'Italia è uscita dalla lista nera dei primi dieci produttori ma resta, secondo le fonti locali, a livelli consistenti di pirateria (25 %) con una situazione particolarmente grave in regioni come la Sicilia, la Campania e l'Emilia Romagna.
Il numero uno dell’IFPI ha difeso i risultati conseguiti dall’industria grazie all'intensificazione delle attività di prevenzione e di repressione (nel 2004 il tasso di crescita del mercato illegale è stato il più basso in quattro anni, mentre i sequestri di apparecchiature per masterizzare i Cd sono raddoppiate rispetto ai dodici mesi precedenti), ma ha ribadito la pericolosità sociale ed economica di un fenomeno che “distrugge posti di lavoro, uccide gli investimenti e finanzia il crimine organizzato”. La Spagna è, appunto, uno dei paesi sotto più stretta osservazione a causa della produzione e del consumo su larga scala di Cd pirata, insieme a paesi come Cina, Brasile, Russia, Ucraina e Paraguay (dove è falso addirittura il 99 % dei prodotti discografici in circolazione).
In 31 paesi al mondo, nel 2004, le vendite di Cd pirata hanno superato quelle di prodotti legali; l'Italia è uscita dalla lista nera dei primi dieci produttori ma resta, secondo le fonti locali, a livelli consistenti di pirateria (25 %) con una situazione particolarmente grave in regioni come la Sicilia, la Campania e l'Emilia Romagna.
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