La RIAA all’attacco di Twitter: ‘Non fa niente per contrastare la pirateria’

I social network restano osservati speciali dell’industria discografica mondiale, soprattutto in quello che rappresenta il primo mercato a livello mondiale: gli Stati Uniti. Il Senato USA sta conducendo una serie di audizioni con gli stakeholder del settore al fine di migliorare e attualizzare il Digital Millennium Copyright Act, la serie di disposizioni che aggiorna le normative relative al diritto d’autore in ambito digitale.
Alla serie di incontri hanno preso parte, tra gli altri, i rappresentanti della principali piattaforme online: YouTube, per esempio, ha illustrato alle istituzioni il proprio sistema di Content-ID, mentre Facebook ha presentato i benefici generati dal proprio tool dedicato - il Rights Manager - ai titolari di copyright.
La chiamata del Senato americana è stata clamorosamente mancata da Twitter: la condotta della società con quartier generale a San Francisco diretta da e co-fondata da Jack Dorsey è stata stigmatizzata non solo da uno dei senatori promotori dell’iniziativa, Thom Tillis, ma anche dal presidente e ad della RIAA Mitch Glazier. “In 10 mesi la nostra organizzazione ha dovuto inviare a Twitter oltre 9000 notifiche solo per lo stesso brano”, ha spiegato il numero uno dell’associazione di categoria dei discografici USA: “Sfortunatamente, siamo stati costretti a farlo per tutto il tempo, per centinaia di tracce, su molti servizi diversi”.
Causa della condotta di Twitter sarebbe il safe harbor, disposizione contenuta nello stesso DMCA che secondo l’industria musicale sarebbe alla base del value gap, ovvero di divario di valore tra giro d’affari generato dalle opere coperte da diritto d’autore sul Web e retribuzione ai titolari delle stesse corrisposto dalle big tech: “Potrebbero risolvere volontariamente il problema della pirateria domani, se avessero la volontà e le motivazioni per farlo”, ha osservato Glazier, “Sfortunatamente, il safe harbor del DMCA è stato interpretato in modo in modo talmente ampio da portare le piattaforme a non avere gli incentivi a partecipare a un sistema equilibrato”.
“Questo non è un problema da niente”, ha concluso Glazier: “A differenza di Facebook e YouTube, Twitter non ha fatto nulla per cercare almeno di creare strumenti o per aiutare a prevenire quello che è per sua natura un sistema virale in cui la pirateria può diffondersi letteralmente in microsecondi”.