La pandemia è costata al settore del live 30 miliardi di dollari

In nemmeno dodici mesi, dal marzo scorso a oggi, l’industria della musica dal vivo ha registrato perdite - a livello globale - per circa 30 miliardi di dollari, l’equivalente del prodotto interno lordo di piccoli stati africani come la Liberia o il Lesotho: a rivelarlo sono le stime di fine 2020 compilate da Pollstar, testata americana specializzata in live entertainment.
La ragione di un disastro di tali proporzioni, inutile ribadirlo, è stata la pandemia da Covid-19, che ha di fatto bloccato nella quasi totalità dei paesi occidentali la stragrande maggioranza delle produzioni dal vivo: Pollstar ha infatti basato la sua stima sulle proiezioni valide fino all’inizio dello scorso marzo, quando il settore dei concerti rappresentava uno dei comparti trainanti dell’intera industria musicale. Le perdite alle quali fa riferimento lo studio, infatti, non si riferiscono solamente ai biglietti per gli eventi già organizzati e cancellati o ai tour la cui organizzazione si stata congelata in attesa di tempi migliori, che rappresentano il danno diretto patito dal comparto, ma anche di tutte le altre attività economiche correllate al mondo dei concerti, che vanno dalle sponsorizzazioni alle edizioni, passando per la vendita di merchandise e di generi alimentari, oltre - ovviamente - ai trasporti e al turismo.
Tuttavia in consuntivo dell’anno ormai prossimo alla conclusione non è foriero solo di dati deprimenti: la lunga astinenza da spettacoli dal vivo e il progresso nella produzione e nella distribuzione dei vaccini potrebbero generare nel 2021 un clamoroso rimbalzo nell’intero settore.
“La diffusione del vaccino, tra la fine del prossimo aprile e l’inizio di maggio, farà sentire i propri effetti ovunque”, ha spiegato Judi Marmel, presidente dell’agenzia californiana Levity Live: “A giugno potremmo rivivere i ruggenti anni Venti. Quando gli show riprenderanno, il riavvio non sarà lento, e tutto riprenderà a funzionare contemporaneamente: questa è una sfida per tutti. Di fatto due anni di tour si concentreranno in uno: promoter e manager devono pianificare con attenzione la ripartenza, dato che gran parte delle maestranze impiegate in questo settore ha perso il lavoro”.