Clash, 40 anni di “Sandinista!”: interviste ed estratti tratti dal nuovo libro di Antonio Bacciocchi

Antonio Bacciocchi, scrittore musicista, blogger, esperto di subculture fra cui quella punk, con la sua neonata casa editrice “Cometa Rossa”, pubblica oggi il libro “The Clash: Sandinista!” in edizione limitata. Una raccolta di interviste, approfondimenti e riflessioni sull’album che ha spento quaranta candeline. “‘Sandinista!’ fu criticato, snobbato, esaltato, ma scarsamente compreso all'epoca – spiega l’autore a Rockol - in effetti era difficile farlo. Troppo avanti, troppo avulso dalla realtà circostante. Il mix di suoni, musiche, culture non era attuale. Era prospettico. Quarant’anni dopo lo possiamo leggere come un segnale, un avvertimento che il mondo stava cambiando e anche velocemente. Da bravi visionari, i Clash guardarono lontano ed ebbero ragione. Anche perché rimane un album incredibilmente attuale, fresco, vitale”.
Ecco qui di seguito alcuni estratti tratti dal libro “The Clash: Sandinista!”. Ringraziamo l’autore Antonio Bacciocchi e la casa editrice Cometa Rossa.
“Perché 36 canzoni? Ci siamo seduti e dopo un po' è diventato evidente che avevamo un sacco di brani. Così abbiamo pensato, vediamo fino a che punto possiamo spingerci, intendo con quelli della CBS, per quanto riguarda il prezzo. All'inizio pensavamo al solito doppio album e non ci siamo preoccupati di contare i pezzi. Poi abbiamo scoperto che sarebbe stato un casino metterceli tutti. Così abbiamo deciso per il casino. Ricordo di aver pensato: è sinonimo di arroganza da pallone gonfiato? Ho pensato che avrebbe potuto farlo qualche gruppo americano tipo Styx o Foreigner, con i loro vestiti esagerati. Ma poi ho immaginato che se fossimo riusciti a farlo noi, al prezzo di uno, ci avrebbe dato un fottuto maggiore potere”. (Intervista a Joe Strummer rilasciata nel dicembre 1980 e tradotta nel libro)
“Ho sempre odiato non avere affinità con la funky disco Il brano (The Magnificent Seven) è stato scritto e registrato in larga parte a New York.
Mick andò a Brooklyn e tornò con un po' di dischi rap e me li fece ascoltare. Era la prima volta che mi rendevo conto di quello che stava succedendo perché prendeva un po' dal toasting giamaicano e mi resi conto che questo funk mi piaceva immensamente. Non vedevo l'ora di farci qualcosa. Questa è una canzone rapping-clapping-Karl Marx. Ho letto un sacco Marx. Il problema è chi dirige la fabbrica e fa di tutto per pagarti il meno possibile. Ci lavorate entrambi allo stesso modo, perché non si può dividere il guadagno?” .(Intervista a Joe Strummer rilasciata nel dicembre 1980 e tradotta nel libro)
“È uno dei dischi più punk mai realizzati. L'arroganza e lo sfacciato coraggio di registrare 36 brani e decidere di pubblicarli tutti (al prezzo di un album, rimettendoci, consapevolmente, una montagna di soldi). La capacità di reggere lo “scontro” contro fan e critica, la creatività di comporre un'incredibile mole di materiale (per la maggior parte di indiscutibile altissimo livello), dopo il già di per sé monumentale e coraggioso “London calling” e “Black Market Clash”. Nessuno aveva osato tanto e nessuno ci ha più riprovato o perlomeno è riuscito ad eguagliarlo. “Sandinista!” è uno degli album più importanti di sempre. Segna il passaggio da una musica compartimentata in generi ben precisi e identificabili a un calderone indistinto che li raggruppa tutti. Fotografa la New York del 1980 che prelude al mondo che ci ritroviamo, volenti o nolenti, quarant'anni dopo. Un mondo che, caduti i muri ideologici, devastato da un turbo capitalismo assassino, guerre, ignoranza, disparità, ingiustizie, si mischia, si ibrida, contamina, creando in continuazione nuove realtà che contraddicono il passato pur conservandone le tracce. I Clash con “Sandinista!” ne hanno scritto, nel dicembre 1980, il manifesto e la colonna sonora. (Antonio Bacciocchi)
