Tim Buckley: guida all'ascolto di "Happy sad"

I dischi "imperdibili" raccontati e spiegati da Enrico Merlin

TIM BUCKLEY: HAPPY SAD
Elektra Records, luglio 1969

Il terzo disco di Tim Buckley, "Happy Sad", si apre con “Strange Feelin’”, una canzone che germoglia partendo dalla figura armonico-ritmica di “All Blues” di Miles Davis. Dopo l’introduzione di vibrafono che ricalca il vamp originale distorcendolo per mezzo di alcune dissonanze, la progressione armonica e il tema relativo di “Strange Feelin’” prendono una strada completamente diversa, per ritornare in conclusione del giro nella struttura di “All Blues”. La contrapposizione emotiva suggerita dal titolo è simbolicamente trasfusa nell’arrangiamento del brano d’apertura. Sul vamp trasfigurato di “All Blues”, suonato dal vibrafono, si sovraimpone infatti il contrabbasso che esegue una variazione del riff di “Day Tripper” dei Beatles. Quasi che la solarità di quella pagina potesse timidamente provare a schiarire la crepuscolarità del mondo sonoro di Miles, in cui il “cantautore” sembra identificarsi. Il pezzo è interpretato magistralmente dalla voce di Buckley, che si rivela ricca di colori, inflessioni e caratteri.

Le onde dell’oceano aprono la modulare “Love from Room 109 as the Islander” (in realtà un espediente per mascherare un problema tecnico di registrazione, ma che aggiunge un’ambientazione adatta all’estrema malinconia della canzone). “Dream Letter” è un lamento dedicato alla ex moglie e al figlio Jeff, nato un mese dopo il divorzio. Il successivo “Gypsy Woman”, virtualmente poco più di una jam, è il perfetto veicolo per mettere in mostra le impressionanti doti vocali di Buckley. La quieta “Sing a Song for You” chiude un album molto più “Sad” che “Happy”. Pur nella sua tristezza infinita, Buckley rimane un riferimento per la vocalità moderna e lo stile compositivo. Da centellinare con cura…

Enrico Merlin

Questa scheda è tratta da "1000 dischi per un secolo. 1900-2000", di Enrico Merlin (Il Saggiatore), per gentile concessione dell'autore e dell'editore.

Enrico Merlin, musicista e musicologo, nella composizione e scrittura del volume ha cercato di tracciare la storia della musica occidentale registrata, attraverso la selezione di 1000 opere sonore che fossero innovative in almeno uno dei sei parametri di cui la musica è composta: melodia-armonia-ritmo-timbro-dinamica-espressività. Per ognuna di esse ha realizzato una sorta di guida all'ascolto in cui vengono raccontate le motivazioni per cui quel disco è di fatto una pietra miliare. Mancano diversi dischi famosi, mentre vi sono opere seminali, ma di nicchia, che malgrado uno scarso successo di pubblico hanno lasciato un segno profondo in altri artisti contemporanei o successivi. Le schede non sono quindi delle recensioni, quanto piuttosto dei suggerimenti d'ascolto, dei trampolini di lancio per andare alla scoperta di nuovi mondi sonori e, perché no, trovare qualche conferma.


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