Bruce Springsteen, i titoli dei quotidiani di oggi e le polemiche strumentali di Fegiz

Rockol, presente all’incontro che Bruce Springsteen ha riservato alla stampa venerdì 11 dicembre (v. News), ne ha messo in linea oggi il resoconto integrale; di seguito, riportiamo alcuni titoli dedicati oggi al Boss, che riempie le pagine degli spettacoli, dai principali quotidiani italiani:

la Repubblica (Ernesto Assante): "Mai stanco di viaggiare nel rock";
La Stampa (Marinella Venegoni): "Salvato dal rock";
Il Giorno (Beatrice Spagnoli): "Springsteen ’99: rinato per correre";
Corriere della Sera (Mario Luzzatto Fegiz): "Springsteen: il rock è religione e famiglia".

Mario Luzzatto Fegiz completa il suo articolo con un box ("Il retroscena") in cui polemizza con la Sony, casa discografica dell’artista, rivelando che - per garantire un impegno di esclusiva precedentemente concordato tra Springsteen e RaiUno - i giornalisti hanno dovuto sottoscrivere un impegno con Sony a non pubblicarne il resoconto prima di stamane (impegno sottoscritto e rispettato anche da Rockol). Fegiz poi stupisce, o finge di stupire, meravigliandosi che si sia tanto strenuamente difeso solo un "presunto" scoop di Vincenzo Mollica, e chiosa: "Pur tra i mugugni, tutti hanno rispettato l’embargo. Partito con le spietate e discutibili regole cui spesso i media americani debbono piegarsi, la vicenda si trasforma in farsa all’italiana alla luce di quanto trasmesso ieri sera dal TG1...". Vorremmo trasmettere ai nostri lettori ed alle nostre lettrici poche e sincere osservazioni in merito:

1. Può il veterano tra i cronisti musicali italiani stupirsi di fronte alle consuetudini dell’industria e scegliere il pretesto di un presunto scoop mancato ("Bruce che canta, un lungo riassunto di Mollica del suo colloquio col Boss e neanche una batuta diretta del medesimo...") per giustificare al lettore di non essere riuscito a contenere la tentazione di riferire al pubblico di pratiche per addetti ai lavori? Meglio parlare direttamente con chi di dovere, anziché usare le colonne del maggiore quotidiano italiano per lanciare messaggi.
2. Se non fossimo anche noi addetti ai lavori, il corsivo potrebbe sembrarci diretto a sollevare dubbi sulla bontà della scelta dell’intervistatore destinato a parlare da solo con Bruce Springsteen. Crediamo, sappiamo e vorremmo dirlo chiaramente ai lettori ed alle lettrici che, in certi casi, si scelgono innanzitutto la testata ed il canale in base al potenziale di pubblico che riescono ad assicurare all’evento. Il TG1 conta su un audience di circa otto milioni e mezzo di telespettatori; tutte le testate presenti alla conferenza stampa, probabilmente, sommate insieme non totalizzano tanto.
3. Il rock, dicono gli annali, ha quasi quarantacinque anni; sappiamo tutti che da tempo alimenta e mantiene un’industria globale che, mentre ci regala dei momenti di grande eccitazione, di cultura, di esaltazione e di arte, persegue il profitto. Media, artisti, case discografiche e pubblico recitano ciascuno la propria parte, ponendo come prioritario il proprio interesse, come è normale che sia. Sony, immaginiamo, ha scelto il proscenio più vasto possibile per promuovere il suo più grande artista; questo artista, con la purezza e l’integrità che gli sono proprie, può semplicemente apparire in qualsiasi contesto ed uscirne ancora più credibile (ricordate Sanremo e Baudo...?); Rai, Corsera, Rockol e qualsiasi altra testata - nei limiti del buon senso - devono utilizzare un’opportunità del genere al meglio; il pubblico del Boss lo seguirebbe ovunque, specialmente quello italiano (lo dice Bruce, non certamente noi);
4. Il titolo del box è fuorviante: "Il diktat del Boss alla stampa, tanto rumore per nulla". L’entourage di Springsteen aveva da tempo accettato di riservare all’Italia una sola intervista televisiva; ne nacque un accordo di esclusiva che, in extremis, ha portato invece anche altre testate ad incontrare l’artista. Questa è la verità: non si è trattato di un diktat ma di una concessione. Era pertanto corretto difendere l’esclusiva (la cui scelta, ci mancherebbe altro, resta da tutti opinabile).

5. Chiediamo scusa ai nostri lettori ed alle nostre lettrici per avere dedicato spazio ad una difesa d’ufficio che sembrerà esagerata, ma che giustifichiamo sia con la passione autentica nei confronti di una delle icone del rock, al quale abbiamo anche dedicato un intero sito, sia alla repulsione per la demagogia, i messaggi trasversali e la falsa purezza con cui spesso viene alimentato il pubblico più giovane. Soprattutto, però, chiediamo scusa se abbiamo dato l’impressione, nel sincero tentativo di fare un po’ di luce in merito, di essere caduti nella stessa trappola del cronista del Corsera.
Giampiero Di Carlo
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