Dall'indie pop agli inni pop che riempiono i palazzetti

Sembrano lontani i tempi in cui l'indie pop era musica da cameretta ("Theme from the cameretta" era per l'appunto il titolo della prima traccia de "Il sorprendente album d'esordio de I Cani", l'album di Niccolò Contessa che anticipò di qualche anno il boom di Calcutta e dei Thegiornalisti).
Oggi tutti gli esponenti della scena, che ha visto Roma tornare ad essere il centro della canzone italiana, dopo aver compiuto il fatidico salto da "indie" a mainstream sono riusciti a conquistare gli spazi che fino a pochissimi tempo fa erano appannaggio esclusivo dei nomi di punta del pop italiano classico: dagli stessi Calcutta e Tommaso Paradiso (dallo scorso autunno solista dopo l'addio alla band), passando per Coez e Carl Brave, fanno tutti numeri che fino a due anni e mezzo fa in pochi avrebbero potuto davvero prevedere. Anche le loro canzoni sono in qualche modo cresciute, adattandosi al nuovo contesto: non più canzoni da cameretta, come potevano essere quelle di "Mainstream" di Calcutta, "Vol. 1" o "Vecchio" dei Thegiornalisti o "Polaroid" di Carl Brave x Franco126, ma inni pop che sembrano scritti apposta per essere cantati a pieni polmoni dai palazzetti gremiti.
È con "Scintille" che Gazzelle rompe il ghiaccio, sul palco del palasport della sua città: la canta chitarra e voce all'unisono con il pubblico. Per dimostrare che oltre i parka fluo, gli occhiali da sole (non se li toglie mai) e il caschetto con la frangia in stile Gallagher (alla fine del concerto farà partire quel gioiellino che è "Once" di Liam Gallagher, facendosi volere bene), l'immagine con la quale si è fatto conoscere sin dagli esordi e che ancora oggi continua a rappresentarlo - c'è dell'altro. Qualcosa di interessante. Canzoni belle, soprattutto.
E ce ne sono, con le ballate che spiccano sulle altre, da "Nmrpm" (sta per "Non mi ricordi più il mare") a "Quella te", passando per "Smpp" ("Stavi male pure prima"), "Settembre", "Una canzone che non so", "Punk", "Non sei tu". Sembrano riuscirgli meglio dei pezzi più uptempo: lì Gazzelle sembra provare a togliersi di dosso i panni del cantautore malinconico che racconta di quando a cena a casa della ragazza il padre di lei gli diceva cose del tipo "perché non provi a fare un talent, io conosco molto bene il produttore generale" (in "Nmrpm") o della vita in tour che lo ha portato a perdere amori e affetti. Che poi sono le cose che piacciono di più alle ragazzine sedute sugli spalti o in piedi nel parterre, le stesse che quando riconoscono che la voce dell'ospite che a sorpresa raggiunge Gazzelle su "Sopra" è quella di Tommaso Paradiso (il cantautore si butta tra le sue braccia quasi come se fosse un padre artistico) si lasciano andare ad urla da far invidia ai protagonisti dei talent.
"Non c'è niente", "OMG", "Meglio così", "Sayonara", il medley composto da "Stelle filanti", "Greta" e "Martelli" (Gazzelle le canta accompagnato da un quartetto d'archi), "Zucchero filato", "Vita paranoia": il concerto è una sfilza di pezzi che non hanno troppe pretese se non quella di essere cantati a squarciagola da un palasport gremito. Inni pop, appunto. Fino al finale - corale - con "Tutta la vita", che somiglia al manifesto di una generazione, la stessa di Gazzelle, quella di chi ha "tutta la vita davanti" ma rimane fermo a bere birre e a fumare sigarette ai tavolini di un bar. Con gli occhi nascosti dagli occhiali da sole e la testa in cameretta.
di Mattia Marzi
SCALETTA:
"Scintille"
"Non c'è niente"
"OMG"
"Meglio così"
"Sbatti"
"Nmrpm"
"Smpp"
"Settembre"
"Sayonara"
"Stelle filanti/Greta/Martelli"
"Polynesia"
"Zucchero filato"
"Vita paranoia"
"Sopra"
"Una canzone che non so"
"Punk"
"Non sei tu"
"Quella te"
"Scintille" (bis)
"Tutta la vita"