Francesco De Gregori, “Rimmel” ha 45 anni. Le canzoni una per una: “Buonanotte fiorellino”

Se non è la canzone più famosa di De Gregori, sicuramente è quella più vilipesa.
Per due motivi: primo, per la leggerezza di un valzerino su un «testo alla Liala», come accusa la rivista «Muzak» (“Buonanotte, buonanotte fiorellino, buonanotte tra le stelle e la stanza. Per sognarti devo averti vicino e vicino non è ancora abbastanza”); secondo, per averla soffiata a Bob Dylan, la musica certo ma anche molte parole e immagini. L'originale, del 1970, è “Winterlude” - nome di donna ma anche neologismo dalla crasi di winter e interlude, una specie di «interludio invernale» - quinta traccia dell'album “New Morning”, quattro anni che sembrano un secolo creativo da “Blonde on blonde”. De Gregori ammette di essersi ispirato a Dylan, ma con sardonica riserva: «Non c'è niente di simile ma se non avessi ascoltato ‘Winterlude’ non avrei scritto ‘Buonanotte fiorellino’. Gli devo dei soldi». Nel 2018 il debito aumenterà con l'album dal titolo-confessione “Amore e furto” (ma senza “Buonanotte fiorellino”). “Winterlude, by the corn in the field” somiglia a: “Il granturco nei campi è maturo”. “The snow is so cold but our love can be bold” può essere vagamente: “La coperta è gelata e l'estate è finita”. “Winterlude, winterlude my little daisy, winterlude by the telephone wire” rimanda fatalmente a: “Buonanotte, buonanotte fiorellino, buonanotte tra il telefono e il cielo”. Solo curiosità in un brano grazioso e dolente “tra i tuoi fiocchi di neve e le tue foglie di tè” che diventa la prova definitiva per i contestatori comunque. Come suggerisce Gino Castaldo nel “Romanzo della canzone italiana”, «in fondo ‘Buonanotte fiorellino’, quella che più dichiaratamente deve a Dylan, di dylaniano ha poco, e invece ha molto di De Gregori. Racchiude il suo modo ironico e surreale del parlar d'amore, con immagini inattese». E lui, De Gregori, la riprende volentieri nei concerti, spesso stravolgendola, e assicurandosi comunque applausi convinti. “Buonanotte fiorellino” vanta, si fa per dire, una miriade di cover (di un brano di fatto già una cover), da fare invidia a “Yesterday”. Gianni Morandi fa andare in bestia De Gregori perché a sua insaputa la inserisce in un album togliendo una strofa e cambiando l'incipit: «Sta di fatto - racconta Francesco - che andammo in tribunale e un giudice inopinatamente mi diede ragione bloccandogli il disco e creandogli un danno psicologico e tecnico». La versione dei Ricchi e Poveri è più dignitosa di quella inutilmente sofferta di Elisa o quella esilarante nella gorgheggiata teatralità di Giorgia, che pensa di interpretare Kurt Weill. Carla Bruni si accompagna alla chitarra su Instagram in una versione più soporifera che sensuale. Gli Inti-Illimani la cantano all'andina, come fosse il “Rin del Angelito”. A Miguel Bosé si perdona tutto, anche un adattamento da scolaretto, e anche a Claudio Baglioni che dal vivo dimentica le parole; il giovane Briga, emanazione di «Amici», la rilancia in salsa horror. Olivia Sellerio, figlia della esimia editrice Elvira, la inserisce in un album delle 16 canzoni più amate dalla madre in una confezione jazzata in stile Giusi Ferreri. Dalla Val Venosta - scenario di “Generale” - Dominik Plangger la interpreta con accento teutonico, mai però quanto Konstantin Wecker, collaboratore di Pippo Pollina, che in Germania ricanta “Buonanotte Fiorellino” mescolando tedesco e italiano, sufficientemente inascoltabile. A questo punto a risentirla con la voce di De Gregori sembra un capolavoro.
Domani parleremo di “Le storie di ieri”.
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Il testo qui pubblicato è tratto, per gentile concessione dell’autore Federico Pistone e dell’editore, da “Tutto De Gregori – Il racconto di 230 canzoni” (Arcana, 300 pagine, euro 18,50). (C) Lit edizioni di Pietro D'Amore s.a.s.