Voodoo chile (now returns): Riccardo Bertoncelli racconta Jimi Hendrix (parte 4)

Ecco la quarta parte della cover story di Riccardo Bertoncelli del numero 6 di Vinyl, la rivista di DeAgostini dedicata al vinile: la prima parte, la seconda parte, e la terza parte, su DeAgostiniVinyl.com
Hendrix era un fenomeno anche in scena, e questo era un bonus ma anche un subdolo pericolo.
"Non è possibile raccontare tutto quello che faceva con il corpo», rievocò una volta Mike Bloomfield. «Si muoveva con tutti i trucchetti usati dai chitarristi neri fin dai tempi di T-Bone Walker e Guitar Slim, suonava la chitarra tenendola dietro la testa o grattando le corde con i denti. Con lui l’esibizionismo musicale toccò nuovi livelli. Sbatteva la chitarra contro un fianco. Era un gesto sfrontato e produceva un suono di feedback ruggente, gracchiante. I movimenti del corpo erano un tutt’uno con quello che suonava, tanto che non sapevi dire cosa fosse la conseguenza dell’altro».
Un altro illustre collega, Frank Zappa, esaltò la stessa cosa in un celebre saggio per la rivista Life.
«Assistendo a una sua esibizione dal vivo, è impossibile fermarsi all’ascolto. È una musica che in realtà ti prende e proprio ti mangia vivo». Zappa aggiungeva anche una notazione sessuale, e sarà stato anche malizioso, ma non sbagliava. «Il pubblico femminile pensa di Hendrix che sia bellissimo; incute un po’ di paura forse, ma soprattutto è molto sexy. E i ragazzi sembrano soddisfatti del fatto che le loro ragazze siano eccitate sessualmente da Hendrix: solo in pochi mostrano risentimento e invidia. Sembrano arrendersi e dire: “Lui ha un quid che io non ho. e chissà se mai lo avrò. Però voglio provarci, voglio essere come lui”. Allora si sforzano di emularlo e vanno a comprare una Fender Stratocaster, un Arbiter Fuzz Face, un pedale wah wah della Vox e quattro amplificatori Marshall».