Con una serie di post apparsi nella notte tra ieri, mercoledì 13 febbraio, e oggi, giovedì 14, Ryan Adams ha risposto alle accuse rivoltegli da sette donne in un lungo articolo del New York Times, dove il quarantaquattrenne cantautore di Jacksonville, North Carolina, definisce l'inchiesta della testata americana "sconvolgentemente imprecisa".
"Non sono perfetto, e ho fatto molti errori", ha chiarito l'artista: "Mi scuso profondamente e senza riserve con chiunque abbia ferito, anche in modo non intenzionale. Il quadro descritto nell'articolo, tuttavia, è sconvolgentemente impreciso. Alcuni dettagli sono travisati, altri esagerati, altri ancora completamente falsi. Non ho mai avuto rapporti inappropriati con persone che reputavo non fossero maggiorenni. Punto. Come persona che ha sempre cercato di diffondere gioia attraverso la mia musica e la mia vita, sentire di aver provocato dolore a qualcuno mi rattrista profondamente. Sono fermamente determinato a lavorare su me stesso per diventare la persona migliore possibile. E auguro a tutti compassione, comprensione e salute".
Ad accusare Adams, sulle colonne del New York Times, ci sono tra le altre le cantanti Phoebe Bridgers e Mandy Moore, quest'ultima legata in matrimonio all'artista tra il 2009 e il 2016. La cantante, una volta depositata istanza di divorzio - per "differenze inconciliabili" - parlò in un primo momento di una "rispettosa separazione amichevole". Intervistata dal NYT, l'artista ha dipinto un quadro diverso del suo rapporto con Adams: "Il suo comportamento oppressivo ha di fatto bloccato la mia capacità di crearmi nuovi legami con l'industria discografica durante un periodo fondamentale e potenzialmente redditizio della mia vita, cioè tra i 25 e i trent'anni". L'ultimo album pubblicato dalla Moore, "Amanda Leigh", risale al 2009, poco dopo il matrimonio con Adams.