Tim Hardin: ‘Il genio perduto della musica’ (1 / 12)

Bob Dylan una volta lo definì "Il più grande cantautore esistente" e Joe Strummer lo considerava un "Genio perduto della musica". James Timothy “Tim” Hardin nasce il 23 dicembre del 1941 a Eugene, nell’Oregon, dopo un periodo nei Marines, a 20 anni si trasferisce a New York per studiare all'American Academy of Dramatic Arts. Già schiavo della dipendenza da eroina (iniziata durante l’esperienza nei Marines), gravitò nella fiorente scena folk di Greenwich Village, stringendo amicizia e suonando con artisti come l’autore e compositore Fred Neil, Mama Cass, Karen Dalton e il futuro leader dei The Lovin' Spoonful John Sebastian.

Hardin però rimarrà sempre in disparte: la sua dipendenza dall’eroina, l’alcol e uno stile di vita solitario e vagabondo, non gli permisero mai di conseguire il successo che avrebbe meritato ma che, forse, non ha mai realmente desiderato. Nonostante questo il cantautore americano ha lasciato canzoni divenute vere e proprie icone della musica: “If I Were a Carpenter”, “Reason to Believe”, “How can we hang on to a dream?” e “Lady came from Baltimore” sono state nel tempo re-interpretate, tra gli altri, da artisti del calibro Johnny Cash, Robert Plant, Rod Stewart, Joan Baez, Neil Young e i Carpenters. Molte altre sue canzoni sono state poi registrate da artisti come Paul Weller, Byrds ed Echo e Bunnymen.

Qualunque sia l'era, qualunque sia il genere, Hardin è sempre stato in qualche modo presente.

Il 29 dicembre del 1980, Hardin fu trovato sul pavimento del suo appartamento di Hollywood dall'amico di lunga data Ron Daniels; è morto a soli 39 anni per overdose di eroina.

Qui di seguito lo ricordiamo con alcune delle sue canzoni più significative:

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