Il curioso caso di Ghali: lo streaming, la strategia e il suono del suo 'Album'. L'intervista al rapper di 'Happy days'

"Racconto la mia storia, ma non solo: rispetto ai pezzi precedenti, ho cominciato a guardarmi di più intorno e ho parlato per la prima volta di donne, in modo abbastanza profondo. Ci sono dei pezzi di denuncia sociale, pezzi che potrebbero accontentare i vecchi fan e altri che potremmo far conoscere la mia musica a nuova gente": così Ghali presenta il suo album d'esordio, "Album" (qui la nostra recensione). Il disco esce oggi, venerdì 26 maggio, per la neonata etichetta Sto Records e su distribuzione Believe, senza il supporto di una grossa casa discografica e senza l'aiuto di un ufficio stampa.

Il rapper di origini tunisine, nato a Milano nel 1993 e cresciuto nel quartiere periferico di Baggio (dove vive ancora oggi), non vive infatti sui media tradizionali. Sembra più interessato a piattaforme come Spotify (che ha organizzato il party di lancio del disco, mercoledì sera a Milano - la sua "Ninna nanna" ha totalizzato qualcosa come un milione di stream in soli cinque giorni) e YouTube (680mila iscritti sul suo canale ufficiale e 175milioni di visualizzazioni complessive): "A me interessa arrivare a chi ascolta musica e fare in modo di fargliela avere senza difficoltà, quindi sfrutto tutte le piattaforme che permettono alla gente di ascoltare la musica in modo facile", spiega lui a Rockol. La strategia che lui e il team che lo affianca hanno seguito sembra un po' quella del Do it Yourself: "Fallo da solo", "Fallo da te". "Ci piace curare tutti gli aspetti, dai testi al suono, dalla comunicazione all'immagine, passando per i video: ma non c'è una vera strategia, come la gente potrebbe credere, è tutto naturale", dice il rapper.

"Album" arriva dopo una serie di singoli che hanno ottenuto buoni successi sulle piattaforme di streaming e su YouTube . Nell'ordine: "Willy Willy", "Ninna nanna", "Pizza kebab" e " Happy days " (quest'ultima gli ha fatto guadagnare l'endorsement anche di un big come Jovanotti, che ha condiviso il video del pezzo su Twitter). La produzione è di Charlie Charles, già collaboratore di Izi e Sfera Ebbasta. Ghali parla della sua musica non come "rap" ma come "raptus": "Sono degli schizzi, delle immagini. Non deve per forza essere tutto connesso. È per questo che lo chiamo 'raptus': sono dei pensieri buttati giù. Il suono del disco è un'evoluzione di tutto quello che c'è stato prima. È frutto della nostra crescita: nei pezzi precedenti si poteva intuire che saremmo arrivati a un suono del genere".

Nella versione fisica del disco, all'interno del booklet, non ci saranno i testi: "Non c'è bisogno, perché gli ascoltatori imparano da soli i testi, spesso senza nemmeno leggerli". Particolare è la copertina, frutto della collaborazione con lo street artist Ozmo, dove il volto di Ghali è circondato da una serie di immagini, simboli e figure: c'è il Duomo di Milano, l'Africa, la luna, la carta della donna di cuori. L'artwork è una citazione della copertina dell'album "Dangerous" di Michael Jackson (anche se sembra ricordare più quella di "Michael", l'album postumo del Re del Pop): "Chi mi conosce sa che Michael Jackson è una delle mie più grande ispirazioni. Le immagini rappresentano i giorni nostri, è una copertina del 2017. Ho incontrato Ozmo, che aveva già preparato un'opera simile a questa. Quella che vedete è un'opera di Ozmo rielaborata insieme a Ghali: abbiamo tolto alcuni elementi e ne abbiamo aggiunti altri".

Ghali promuoverà il disco con una serie di instore: primo appuntamento oggi, alle 15, alla Mondadori di Piazza Duomo, a Milano. Poi, per tutta l'estate, suonerà i suoi pezzi dal vivo.
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