Omar Pedrini - la recensione di "Come se non ci fosse un domani"

Il flauto di Ian Anderson, una canzone di Noel Gallagher, echi di Muse, l’orchestra del Royal Albert Hall College. “Come se non ci fosse un domani” è un disco decisamente Brit. Del resto, come ci ha raccontato, Omar Pedrini è cresciuto con Beatles e Who nel biberon. Inciso dopo una rischiosa operazione a cuore aperto, l’album racconta storie personali e inquietudini collettive. È il disco di un highlander che non si arrende all’idea che il rock non è più una musica rilevante.
C’è stato un periodo in cui l’espressione “come se non ci fosse un domani” girava con insistenza molesta sui social network. Omar Pedrini ha una ragione valida per usarla: nel 2014 ha subito una seconda operazione a cuore aperto, dopo quella di dieci anni prima, il tasso di mortalità era del 20%, prima di entrare in sala operatoria ha fatto testamento. L’idea che non ci sarebbe stato un domani era piuttosto concreta. Pur essendo in parte figlio di questa esperienza, il quinto album del leader dei Timoria parla anche di un altro domani, quello incerto di tutti noi. Parla anche di passato e di luoghi del cuore, di amore e di demoni, di sesso e di dipendenza.