Greg Dulli e i suoi Afghan Whigs tornano con il secondo album post-reunion. E non fanno certo rimpiangere gli anni in cui si erano fermati... questo è un album pesante, scuro, tormentato. Forse meno rabbioso. Ma notevolissimo:
Voglio sperare che nel 2017 non ci sia più nessuno – nessuno – che abbia il coraggio di definire gli Afghan Whigs “un gruppo grunge su Sub Pop”. Eppure è accaduto, a lungo e clamorosamente, in passato (in particolare negli anni Novanta), a dimostrazione di quanto stampa mainstream, mode e hype possano essere ciechi e accecanti. Ad ogni modo, quello che abbiamo in mano ora è l’ottavo disco in studio della band capitanata da Greg Dulli e (come poteva essere diversamente, del resto?) marchiata da una storia non esattamente lineare, sia a livello di dinamiche che di proposta musicale.