Dream Theater, la recensione del concerto all'Auditorium di Roma

In una fredda e umida serata di fine gennaio, all'Auditorium Parco della Musica di Roma i Dream Theater si preparano ad un evento speciale, celebrativo dei venticinque anni dall'uscita di "Images & Words". La band americana, icona del progressive metal, è pronta a replicare il successo della prima delle due date a Roma prima di approdare - nel lunghissimo tour europeo - anche a Padova e Milano.
La sala Santa Cecilia dell'Auditorium è gremita dalla platea fino agli spalti, si presenta come sempre spaziosa ed elegantissima, il palco è ovviamente spoglio delle scenografie incentrate sul mondo distopico mostrate nel tour di "The Astonishing", ma il comparto luci è immenso e dotato di apposita impalcatura, allestita per l'occasione.
Per i Dream Theater non è la prima volta all'Auditorium ed ormai la loro dimensione dal vivo è proprio il teatro. Alle otto e mezza si spengono le luci ed in perfetto orario la band inizia a suonare, la violenta ed oscura "The dark eternal night", prima volta come brano di apertura, d'impatto.
Il ruolo portante della scaletta di questa serata speciale è affidato all'esecuzione - per intero - di "Images & Words", ma prima di esso vengono suonati brani tratti dal passato e presente della band.
Ecco così, in ordine, "The gift of music", "A life left behind" e "Our new world" tratte dall'ultimo lavoro in studio. James LaBrie coinvolge il pubblico ed incita tutti ad alzarsi in piedi nell'ultimo brano dei tre (come ormai consuetudine del tour passato), degna conclusione nonché chiusura del concept album "The Astonishing". Emozionante anche se leggermente fuori contesto presa singolarmente "The spirit carries on", contenuta nell'album "Metropolis Pt.2: Scenes from a Memory" e parte integrante dello stesso, della quale incanta il celebre assolo di John Petrucci, ormai personaggio iconico e punto di riferimento per molti chitarristi.
Dopo una breve pausa ecco che dalle casse della sala riecheggia il suono di una radio. Una radio che cerca di sintonizzarsi, e sulle varie frequenze ripercorre gli anni '90 incontrando i brani più significativi del decennio, fino a stabilizzarsi su una voce registrata che presenta il nuovo album della band del momento: siamo nel 1992, questo è "Images & "Words".
"Pull me under" e "Another day" - che mancava nel repertorio dal 2012 - fanno tornare indietro negli anni ed accontentano quella parte di pubblico nostalgica (e più avanti nell'età: il pubblico è davvero variegato sotto questo aspetto), presente proprio per rivivere gli anni d'oro dei Dream Theater.
Commosso anche LaBrie che racconta di quanto tempo è passato dai loro primi concerti, e dal loro debutto dal vivo in Italia, per la quale provano un assoluto rispetto. È sincero, la penisola è da sempre tappa fissa della band ad ogni tour (torneranno per un bis anche a maggio). Spiega di come i cinque musicisti esattamente venticinque anni prima avessero avvertito un'alchimia fuori dal comune: sapevano che avrebbero creato qualcosa di importante. Stanno tutt'ora vivendo il loro sogno, bisogna solo saper cogliere l'attimo, "Take the time".
La riproposizione dal vivo del brano in questione è strumentalmente pressoché perfetta, un'esplosione di suoni e luci, molti i cambi di tempo ed un pubblico che non riesce a rimanere seduto sulla propria poltrona.
Ecco la vera essenza dei Dream Theater, fraseggi al fulmicotone, assoli velocissimi, l'ossessione per la perfezione tecnica e la precisione metodica nell'esecuzione dal vivo. Come consuetudine ecco la più classica delle competizioni, quella tra Petrucci e Rudess nella eterna sfida tra chitarra e tastiera sulla quantità di note suonate al secondo, sparate sui volti degli spettatori. Gli intermezzi strumentali mettono in evidenza le qualità di tutti i musicisti, compreso il funambolico e sempre più apprezzato Mike Mangini, un maestro alla batteria (nel vero senso della parola, è un turnista con anni di corsi alla spalle) che si lancia in un assolo nel bel mezzo di "Metropolis pt.1: the miracle and the sleeper) ricevendo applausi e consenso.
Completata la prevedibile scaletta, viene concesso un bis inaspettato: la suite "A change of seasons" nei suoi ventitre minuti (e nei suoi ben sette atti), come non veniva suonata da oltre dieci anni. Il primo Ep della band, paradossalmente ancora oggi un vero e proprio riassunto di tutto ciò che è stato creato ed ha caratterizzato la band negli anni. Il brano in questione potrebbe essere un'ottima introduzione ai Dream Theater ed al genere che rappresentano, ma al contempo è una degna chiusura di un concerto che molti ricorderanno.
Come se fosse stato tutto troppo semplice, come se si fosse trattato di ordinaria amministrazione, sorridenti, i cinque musicisti ringraziano, salutano e scompaiono dietro le quinte.
(Matteo Galdi)
Setlist
The dark eternal night
The bigger picture
Hell's kitchen
The gift of music
A life left behind
Our new world
The spirit carries on
As I am
Breaking all illusions
Atto 2 - Images & Words
Pull me under
Another day
Take the time
Surrounded
Metropolis pt. 1: The miracle and the sleeper
Under a glass moon
Wait for sleep
Learning to live
A change of seasons