1989, quando il testo di "One in a Million" fece arrabbiare l'America
Quella sensibilità nella comunicazione di massa che noi oggi bolliamo come "politicamente corretto" negli Stati Uniti, per ragioni storico-sociali facilmente intuibili, è consolidata tradizione. Axl Rose, con il testo di "One in a Million" (brano incluso in "Lies"), riuscì nell'impresa di sintetizzare in pochi versi alcune delle espressioni più offensive concepibili in una società cosmopolita e avanzata come quella di L.A..
Qualche esempio? "Negri... toglietevi dai piedi", "Froci e immigrati (...) che vengono nel nostro paese (...) per fondare un Iran in miniatura o diffondere un disagio del cazzo". Ai giorni nostri ce ne sarebbe stato abbastanza per censure istituzionali, sanzioni e accuse di incitamento all'odio razziale, che sono materia di diritto penale.
Quando la stampa chiese conto dei versi shock Axl spiegò: "Perché i neri tra loro possono darsi del 'negro' senza problema, e quando lo fa un bianco succede tutto questo casino?". E l'omofobia? "Ho avuto esperienze molto brutte con gli omosessuali. Non ho niente contro di loro, finché non mi stanno addosso".
Non andò meglio con lo sticker posto sulla copertina di "Lies", dove si leggeva: "Questa è una canzone molto semplice, che generalizza in modo estremo: ci scusiamo con quanti possano sentirsi offesi".