Quella volta che Piero Pelù scambiò la festa del patrono con la rivoluzione

Piero Pelu` ha le valigie pronte.
Ha appena finito di registrare "Spirito", con molte canzoni dei Litfiba che entreranno a far parte del repertorio stabile live. Vuole andare in Messico, ma da li` si muove subito verso San Cristobal, nel Chiapas, perche´ si e` sparsa la voce che in quei giorni ci dovrebbe essere qualcosa di simile a una rivoluzione. E Piero sogna di vedere una rivoluzione, di tuffarcisi dentro. Arriva e vede attorno a se´ molta eccitazione. C’e` la frenesia di chi sa che qualcosa sta per accadere. Nella hall dell’albergo sente due persone dire: “Non vedo l’ora che sia domani”.
Va a dormire eccitato come un bambino la notte di Natale.
Non e` ancora l’alba che Pelu` viene svegliato da due botti tremendi. Si affaccia alla finestra ma non vede nulla, perche´ e` ancora buio. Due minuti dopo scoppia il finimondo. Colpi, grida, rumori di gente che corre. Si precipita nella hall. Guarda il portiere come un bambino guarda il barattolo della marmellata.
“Empezo` la revolucio´n zapatista?”, chiede.
“Rivoluzione zapatista?”, risponde il portiere. “No, signore, oggi e` la festa del santo patrono.”
Questo aneddoto è estratto dal libro "Rock bazar - volume secondo" di Massimo Cotto, edito da Vololibero Edizioni (344 pagine, 15,30 euro)