Il business delle playlist e i brand: curation e promozione - il caso Moncler (1 / 6)

La trasformazione silenziosa della playlist degli ultimi anni si è rivelata, in effetti, una rivoluzione rumorosa per l’industria musicale.
Originatasi come forma di divertimento e espressione individuale - null’altro se non la prosecuzione su piattaforma digitale delle vecchie raccolte che, per decenni, sono transitate da cassette e CD – è diventata un format sempre più simile alle compilation discografiche. Oggi il suo peso economico e promozionale è gigantesco: per chi le veicola, per chi le ospita e per chi le sponsorizza Alla fine dell’estate 2016 Spotify ha comunicato che le proprie playlist generano oltre un miliardo di stream alla settimana.
Al Midem di quest’anno Deezer aveva dichiarato che le playlist pesano per il 40% dei suo stream totali. Warner Music Group ha da tempo acquistato la svedese X5Music e la britannica Playlists.net. Universal Music Group opera nel comparto con i brand Digster, Hype, This Is It,, Radio Active. Sony Music con il marchio Filtr.
Le parole chiave del fenomeno playlist? Curation, recommendations, discovery, playlister, brand.