Il Nobel per la letteratura a Bob Dylan: favorevoli o contrari?

Nella giornata di oggi, anzi già solo nelle ultime ore, quelle trascorse dalla notizia dell'annuncio al momento in cui scrivo queste righe, il conferimento del Premio Nobel per la letteratura a Bob Dylan ha suscitato una ridda di commenti immediati e (spesso) poco meditati.
Ho letto reazioni entusiastiche e reazioni piccate, considerazioni positive e considerazioni critiche (Alessandro Baricco su Repubblica.it: "Cosa c'entra lui con la letteratura?"). E la migliore, scusate se me ne vanto, è quella - poetica, paradossale, innamorata - di Cesare Cremonini, pubblicata in esclusiva da Rockol.
Dal mio punto di vista, da non-dylaniano, non-dylanologo e non-dylaniato, esprimo una moderata soddisfazione.
Adesso, forse, è più vicino il momento in cui la musica non-colta (non classica, non lirica, non sperimentale) comincerà ad essere considerata un'espressione culturale, come è già riuscito al jazz e al cinema, e non più soltanto una forma di intrattenimento leggero; forse è più vicino il momento in cui sarà possibile pensare a farla diventare materia di studio e di insegnamento, e oggetto di corsi universitari (anche in Italia, intendo: altrove già lo è), e non più soltanto una roba di nessuna o scarsa rilevanza.
E chissà che, forse prima che io sia morto, mio figlio non possa dire: "Mio padre nella sua vita ha scritto di musica leggera" - e dirlo con qualche orgoglio.
(Franco Zanetti)