Da riscoprire: la storia di “Greetings From Asbury Park N.J." di Bruce Springsteen

“Madman drummers bummers and Indians in the summer with a teenage diplomat/ In the dumps with the mumps as the adolescent pumps his way into his hat”. Bastano pochi secondi, questo scioglilingua messo in apertura del disco come intro di “Blinded by the light”, per togliere il fiato all’ascoltatore.
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E’ ancora lontano dall’essere il futuro del rock ’n’ roll, ma con questa cartolina dal natìo New Jersey presenta il suo mondo e si presenta al mondo. Per eccesso di entusiasmo, e per dinamiche industriali, non tutte le parole e i suoni sono già quello giusti per farsi capire dal grande pubblico. Ma lo Springsteen che conosciamo e amiamo è in larga parte, in “Greetings From Asbury Park N.J.”: non è un caso che 7 di queste 9 canzoni compaiano con una certa regolarità nelle sue scalette, e che una, “Spirit in the night”, sia da anni il cardine della prima parte dei suoi show, il momento cui il Boss rompe il fiato e inizia la rituale benedizione al suo pubblico adorante.
Quando arriva al disco di debutto, Springsteen ha già alle spalle una gavetta di anni, prima come leader di un band liceale, poi come rocker capellone nei bar di Asbury Park, quindi come cantautore più intimista. Una storia nota, che la recente autobiografia “Born to run” e la raccolta “Chapter and verse” raccontano bene - in particolare quest’ultima, con la pubblicazione ufficiale delle prime incisioni pre-debutto.
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