Radiohead, la recensione di "A moon shaped pool"

Sono scomparsi! No, sono riapparsi.
E’ un preciso segnale politico. No, è marketing.
Sono dei geni. Macché, sono solo dei ruffiani.
Sembrano i Coldplay. No, è la voce di Yorke che è brutta, da sempre!
In questi giorni si è letto tutto e il suo contrario.
Ma, mentre ci si arrovellava nel cercare un motivo o una definizione per comprendere le azioni dei Radiohead, la band di Oxford si dimostrava ancora una volta un passo davanti a tutti nel creare un clima di sorpresa e isterismo di fronte ad una loro uscita.
E’ vero sono scomparsi dai social, ma in realtà non se ne sono mai andati, semplicemente hanno tirato una riga bianca sul loro passato: la cosa è sembrata talmente eclatante da riempire pagine e pagine cartacee ed elettroniche di testo senza spendere una lira di campagna pubblicitaria.
Avete ragione voi, sono un po’ ruffiani, ma anche dei dannati geni.
Ora però, dopo il muro di parole, tocca alla musica: il tanto atteso nono disco è tra le nostre mani, almeno nella sua forma digitale.
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