Vinicio Capossela festeggia "Canzoni a manovella" a Milano: il report del concerto

La serata si chiude con Vinicio Capossela che si toglie il cilindro, uno dei tanti cappelli indossati nelle quasi tre ore di concerto, e si versa lo spumante in testa, subito dopo averlo fatto schizzare per aria dalla bottiglia. C’è da festeggiare, eccome, per il cantautore: è la tappa milanese del “Qu'Art de siècle”, serie di concerti per i 25 anni di una spettacolare carriera iniziata nel 1990: 13 date, 9 in Europa e 4 in Italia, ognuna con ospiti e tema diversi. E quella di Milano festeggia un’altra ricorrenza: i 15 anni di “Canzoni a manovella”: “Coup de canon! Concerto a manovella” è il titolo della serata.

Andare ad un concerto di Capossela prevede un’orario di entrata, ma non uno di uscita: il principio di indeterminazione, il non sapere cosa aspettarsi è parte fondamentale del fascino dei suoi spettacoli torrenziali. Il concerto del Dal Verme proponeva la riproposizione integrale del disco: la pratica è  ormai molto diffusa. E certe volte criticata perché nostalgica e priva di sorprese - si veda il recente caso di Springsteen, che ha annunciato un tour americano dedicato a “The river”, con la sequenza originale, attirandosi le rumorose critiche dei fan più ortodossi. Non quelli di Capossela: concerto sold out da 10 giorni, e foyer del teatro popolato di epigoni, fan che imitano l’arte del cantante esibendo cappellacci di varia foggia e vestimenti retrò. "Il gentile pubblico è invitato a intervenire in abito consono", aveva scritto Vincio su Facebook, e in molti hanno obbedito.

Comunque, chi temeva una riproposizione pedissequa del disco non conosce bene il personaggio, e sottostima le sue doti di intrattenitore e affabulatore: Capossela arriva sul palco poco dopo le 9, inizia con “Bardamù”, ma la sequenza viene cambiata, inframezzata da racconti, letture e cambi di cappello; le canzoni - riproposte con la formazione originale del tempo - prendono una dimensione dilatata, espansa, formando un nuovo racconto. E l’ora di durata originale dell'album si espande a quasi due nello show. “Sono canzoni fresche, che potrebbero uscire dopodomani”, spiega Capossela, ma il pubblico le conosce a memoria. Balla quando arrivano le marcette, e si commuove su “Con una rosa”. Il finale è un racconto in prima persona dell’album, dedicato a chi e a cosa non c’è più. Capossela parla del Teatro Smeraldo citato (ora diventato Eataly), citato in "Resto qua" e ricorda il suo primo manager, Renzo Fantini “che quando sentì questo pezzo si commosse. Quella strana famiglia di freak che è il mondo dello spettacolo è come una bolla, quando si esce si torna ad essere dei reietti. Renzo mi diceva sempre che c’è sempre una porta con su scritto ‘vietato l’ingresso ai non addetti ai lavori’, ed è importante, bisogna stare attenti a usarla bene”.

I bis sono un piccolo greatest hits, con il "Il paradiso dei calzini", e due lunghe versioni di "All'una e trentacinque curca " e di “Ovunque proteggi”, quest'ultima con una bell’intermezzo degli ospiti dell’AMMI, l’associazione musica meccanica italiana, quelli che appunto fanno davvero le canzoni a manovella. 

Alla fine della serata Capossela è visibilmente emozionato, e con lui il suo pubblico milanese. In attesa del prossimo album, il primo di inediti dal 2011; dovrebbe uscire nei primi mesi del 2016, ed essere intitolato “Canzoni della Cupa”.

SETLIST

Bardamù/Polka di Warsava
Decervellamento
Suona Rosamunda 
I pianoforti di Lubecca
I Pagliacci
Marajà
Marcia del Camposanto
Canzone a manovella 
Contratto per Karelias
Solo mia 
Corre il soldato
Signora Luna
Con una Rosa
Nella pioggia 
Resto qua 

Bis
Il pugile sentimentale 
Pryntyl
Il paradiso dei calzini
All'una e trentacinque circa
Ovunque proteggi

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