Amy Winehouse, parla un dirigente della Universal: 'Distrussi i demo di quello che sarebbe stato il suo terzo album'
Esiste - o meglio, esisteva - un album perduto di Amy Winehouse che non potrà più, in nessun modo, essere recuperato: a farlo sapere, nel corso di un'intervista all'edizione online di Billboard, è stato David Joseph, presidente della branca britannica della Universal, etichetta che curò gli interessi discografici della sfortunata diva jazz-soul londinese.
La rivelazione è stata fatta a margine di un articolo incentrato su "Amy", il documentario diretto da Asif Kapadia atteso sul mercato anglofono a partire dal prossimo 3 luglio: il discografico ha ricordato quando, poco tempo dopo la scomparsa dell'artista, avvenuta nel 2011, gli fu consegnato un master contenente i provini di quattordici brani inediti, registrati - ipotizza il produttore Salaam Remi, tra i più fidati collaboratori della Winehouse - poche settimane prima della fatale notte del 23 luglio.
"Ne ho fatto una questione morale: prendere una parte [di canzone] o una traccia di voce [per una pubblicazione postuma] è qualcosa che non avrei mai permesso sotto la mia autorità. Adesso non potrà succedere sotto l'autorità di nessun altro"
Dopo la morte della cantante venne pubblicato il disco postumo "Lioness: hidden treasures", serie di brani inediti estratti dagli archivi e selezionati - oltre che dallo stesso Remi - da Mark Ronson (altra figura chiave nella carriera dell'artista) e da Mitch Winehouse, padre di Amy, che nei confronti del documentario dedicato alla figlia di prossima uscita ha mostrato più che insofferenza:
"[Il regista e i produttori] sono dei disgraziati. [Dopo aver visto il film] gli ho detto: 'Dovreste vergognarvi di voi stessi. Avevate la possibilità di fare un film fantastico e ve ne siete usciti con questo"