Non avrei saputo come raccontare Cesare Monti, che conobbi tanti anni fa e che da allora mi piaceva pensare come amico. Allora ho chiesto a un collega molto più bravo di me, che incontrò Cesare nella stessa occasione in cui lo incontrai io. E lui ha scritto le parole giuste e belle che, ne sono sicuro, a Cesare sarebbero piaciute.
(fz)
Cesare Monti era la fantasia che potevi toccare. Un bel po’ di anni fa, un suo librone magnifico di foto, passato di meraviglie, inediti, Battisti, il contrabbasso e gli altri. L’incontro, motivi professionali: e un secondo dopo, appunto, la fantasia che diventa fisica. Rideva finto-burbero e ti raccontava con rapidi tocchi di ricordo Lucio, i castelli per registrare in Brianza, il torrente e la corsa dentro, clic. E poi diceva Cramps e tu diventavi matto. Con noncuranza ti raccontava dal vero il tuo girotondo di fantasie di ragazzo e pensavi a tutti quelli come te, rimasti in provincia, alla voglia di correre a raccontargli, di riporto, di castelli, torrenti e poi dire: Cramps. E non crederci, ma era vero.
Buono e autentico da non poter descrivere, fuoriclasse e fuori posto nel presente e futuro per quanto aveva vissuto in pieno la (presunta, ma quanto più credibile) purezza dei tempi di quando tutto cominciava. Lucio, il contrabbasso, il torrente, il castello. Che favola, Cesare. Pietruccio piangeva al telefono. Trattate bene Cesare, ora e sempre, se c’era uno che lo meritava era lui.
Antonio Dipollina