Per celebrare i cinquant'anni dalla presentazione del primo modello di sintetizzatore Moog, Rockol ha chiesto ai più grandi interpreti italiani di questo strumento una testimonianza di prima mano. Questo il contributo di Federico Monti Arduini (Il Guardiano del Faro).
"Scoprii il sintetizzatore Moog, casualmente, negli anni in cui lavoravo come dirigente per la Ricordi, grazie ad un mio amico importatore che aveva fatto arrivare questo nuovo strumento nella nostra sala di registrazione: lo provai e rimasi affascinato dal suono. Sin da subito, cominciai a registrare un po' di materiale e al suono del sintetizzatore Moog pensai bene di sovrapporre quello di un pianoforte, di una chitarra e di altri strumenti: nacque così il brano 'Il gabbiano infelice'. Era il 1972. La canzone ebbe un successo commerciale straordinario e rappresentò l'inizio della mia carriera discografica come artista, durata quasi diciotto anni. 'Il gabbiano infelice' suscitò una grande curiosità nel pubblico e nella stampa e in molti si misero alla ricerca dell'uomo che si nascondeva dietro al nome de 'Il Guardiano del Faro' (l'unico uomo che conosceva la sua vera identità era il mio amico importatore, al quale avevo tuttavia legato la lingua). Neanche la Ricordi, che curò la pubblicazione del disco, era a conoscenza del fatto che dietro al nome de 'Il Guardiano del Faro' si celava il mio stesso nome e il mistero andò avanti per mesi... Poi venni finalmente scoperto.
Fui talmente colpito dall'invenzione di Robert Moog che decisi di andarlo a conoscere nella sua fabbrica. In seguito al successo de 'Il gabbiano infelice', Moog mi regalò un Polymoog, un sintetizzatore polifonico analogico messo in commercio per la prima volta nel 1975 e dopo la mia visita mi scrisse una lettera che conservo con cura; nelle poche righe di cui si compone la lettera, Moog mi ringraziava per la visita e si complimentava con me per il mio operato.
A differenza di altri gruppi o artisti, che utilizzavano il Moog come elemento aggiuntivo degli arrangiamenti dei loro brani, io davo allo strumento un ruolo di primo piano: lo facevo cantare, lo facevo ridere. Non lo trattavo come una comparsa, ma come un protagonista. La musica che io proponevo insieme al mio sintetizzatore Moog era una musica di rottura rispetto a quanto circolava allora in Italia, alle canzonette incentrate sulle rime tra 'cuore' e 'amore': e credo sia stato proprio questo ad aver suscitato tutta quella curiosità intorno al progetto de 'Il guardiano del Faro'".
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10/10/2014