Per molti mercati discografici il 2013 è stato l'anno dell'inversione di tendenza, con incrementi di valore registrati in almeno otto dei 20 maggiori Paesi, e in Italia il primo semestre del 2014 si è chiuso con un balzo in avanti del 7 % sullo stesso periodo dell'anno precedente. Continua invece a soffrire il mercato statunitense, che dopo quattro anni in negativo (- 0,3 % l'anno scorso) ha ancora peggiorato la performance nel primo semestre di quest'anno scendendo a 3,2 miliardi di dollari di fatturato (- 4,9 % rispetto al gennaio-giugno 2013).
La recessione - ed è questo il fatto più preoccupante per l'industria - ha colpito anche il settore della musica digitale, in calo di mezzo punto percentuale a 2,2 miliardi di dollari in conseguenza della flessione dei download (- 11,8 % a quasi 1,3 milioni di dollari) e nonostante la crescita dei ricavi generati da abbonamenti ai servizi di streaming, + 23,2 % a 371,4 milioni di dollari, e di quelli prodotti dall'offerta gratuita sostenuta dalla pubblicità (+ 56,5 % a 164,7 milioni di dollari).
Secondo l'associazione dei discografici RIAA il numero degli utenti a pagamento dei servizi di streaming è salito negli Usa da 5,5 a 7,8 milioni. .
In forte calo i CD (-19,1 % per 715 milioni di dollari), ancora in crescita i dischi in vinile (+ 41 %, 6 milioni e mezzo di dollari), mentre scende anche il contributo economico delle royalty derivanti da sincronizzazioni pubblicitarie, televisive e cinematografiche (88 milioni di dollari, - 10,5 %).
A metà 2014 il digitale assorbiva negli Usa il 68 % del fatturato (41 % download, 27 % streeaming), mentre ai supporti fisici resta il 28 %, alle sincronizzazioni il 3 % e alle suonerie l'1 %.