Raiz presenta l’esordio solista 'Wop': il ciclo con gli Almamegretta si è chiuso

“Il mio ciclo di cantante degli Almamegretta si è concluso. Il prossimo passo sarà rifondare il collettivo su altre basi, ma per adesso do priorità alla mia carriera solista”. Così Raiz annuncia il suo esordio, “Wop”, con cui torna a rivitalizzare la canzone d’autore napoletana cercando un punto di incontro fra tradizione e innovazione, con sonorità sospese tra sperimentazione e world music dal sapore mediterraneo. Possiamo quindi considerare definitivamente sciolti gli Almamegretta? “L’idea di partenza è sempre stata quella di considerarci come un collettivo aperto, formato da persone che avessero ruoli intercambiabili, in modo da avere infinite vie d’uscita. Ma l’ingenuità giovanile ci ha portato a commettere l’errore di tutti i gruppi: cioè quello di identificare la band con un leader, che è poi quasi sempre il cantante. Per cui mi dovevo occupare io delle interviste, il singolo doveva essere la canzone eseguita da me, e così via… E’ un percorso da cui è difficile sottrarsi”. Gli Almamegreta hanno comunque proseguito per la loro strada, pubblicando qualche mese fa l’album “Sciuoglie ‘e cane” (espressione napoletana che significa più o meno “cane sciolto”), senza Raiz. “Ognuno di noi ha avuto le proprie esperienze soliste e sono emerse individualità prima nascoste dall’ego della band. Io stesso ho cominciato a scrivere canzoni che non avrebbero di sicuro trovato cittadinanza negli Alma. Mi sono spostato dalla sperimentazione sonora ad una maggiore attenzione per il songwriting. Ne sono uscite delle vere e proprie pop songs, però mai troppo scontate e che riservano sempre qualche sorpresa particolare. Penso a brani come ‘Dietro il tuo chador’ oppure ‘Tu che non ci sei’”. Si è trattata quindi di una separazione serena, senza litigi interni, discussioni sui diritti d’autore e altre questioni monetarie. “Diciamo che ci siamo presi due o tre anni di pausa. Non escludiamo di tornare a fare musica assieme, ma se avverrà non rifaremo certo gli Almamegretta”. E’ normale chiedersi cosa è cambiato dal punto di vista compositivo, quali libertà in più Raiz abbia avuto al di fuori della band. “In fase di produzione e composizione sono stato meno accondiscendente, dando l’ok soltanto alle cose di cui ero pienamente convinto. Il mio intento era quello di realizzare un album diretto, senza tanti messaggi nascosti. Stiamo vivendo un periodo orribile, in cui ognuno innalza muri di indifferenza e vige la legge del far west. Bisognerebbe invece valorizzare le somiglianze, andare oltre al ceppo delle proprie tradizioni, vedere il bicchiere mezzo pieno”. Il titolo dell’album, “Wop”, deriva dalla storpiatura che gli americani davano alla parola “guappo”. “‘Wop’ nasce come sigla burocratica: era il timbro che gli americani mettevano sui passaporti degli italiani emigrati in America. Sono molto interessato alle culture sradicate e a come riescono a ricompattarsi in territori diversi da quello originario. Nella title-track affermo proprio questo concetto: ‘I’ sogno italian, nuje simmo tutti ammiscati, tu che ce vuo’ fa? Simmo ‘e pate ‘e tanti figli, forse è chesta ‘a verità… So’ francese, i so’ spagnolo, sogno pure ‘mericano, faje cchiù ampresso chiamarme napulitano’. Siamo un popolo di migratori”. Nel disco di Raiz la lingua diventa un mezzo di comunicazione universale: si alternano italiano, inglese e napoletano come fossero un unicum. “Lo considero un album di canzoni pop, in cui confluiscono diversi stili come il reggae, il soul, la canzone napoletana, ma anche bossanova, ritmiche bembe e cubane. Per quanto riguarda la voce, abbiamo cercato di scegliere le interpretazioni in cui non venisse sacrificato il sentimento ma nemmeno la comprensione, a causa della mia pronuncia non sempre perfetta. Non è un disco realizzato per rifare gli Almamegretta, ma per far emergere la mia individualità, che ovviamente nella band doveva convivere con la creatività degli altri membri”. Quale disco degli Almamegretta ti è piaciuto di più? “Direi ‘Sanacore’ e ‘Lingo’, che rappresentano l’apice della nostra creatività. Sono stati i dischi in cui abbiamo detto cose per la prima volta, ossia unire la canzone napoletana con la musica dub. I dischi successivi sono state ripetizioni di questa formula, seppure con una precisione e un’accuratezza del sound molto migliori”. Raiz ha parlato degli Almamegretta come ad un collettivo aperto, e viene spontaneo chiedergli cosa ne pensa di un altro collettivo, quello di Jovanotti con i Soleluna. “Mi piace molto la direzione che ha intrapreso Lorenzo, anche se chi gli sta intorno non capisce bene dove voglia andare a parare. Lui è partito come solista, e adesso sente l’esigenza di stare un po’ in disparte, tornare a fare il dj. Io, se vuoi, ho seguito il percorso inverso”. Fra le tante collaborazioni, dai Massive Attack ai Letfield, da Bill Laswell a Mauro Pagani, quale Raiz ricorda con maggior orgoglio? “Sicuramente con i Massive Attack ho realizzato un sogno. Ho conosciuto la Londra che conta musicalmente, anche se adesso quel tipo di sound è diventato mainstream. Con chi mi piacerebbe collaborare? Direi nessuno. Vorrei invece cimentarmi in altri campi. Ho di recente visto ‘Il violinista sul tetto’ di Moni Ovadia e stavo pensando che mi piacerebbe far parte – anche semplicemente come corista o comparsa – a spettacoli di questo genere. Del resto tutti i musicisti sono un po’ dei teatranti, sono abituati a stare sul palco. E poi vorrei esplorare ancora più a fondo la cultura e i suoni del Mediterraneo”. Raiz partirà con un tour in estate. “Oltre alle mie nuove canzoni, eseguirò anche le cose che, nel repertorio degli Almamegretta, sento mie e mi appartengono”.
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