
"Gli album sono sempre più spesso il presidio di canzoni e artisti più vecchi, mentre i singoli sono sempre più spesso il presidio di nuove canzoni e di artisti più giovani". Così, su Billboard, il giornalista Glenn Peoples sintetizza l'evoluzione dei consumi di musica registrata rilevati negli ultimi cinque anni negli Stati Uniti da Nielsen SoundScan: dal 1° luglio del 2009 al 6 luglio del 2014 le vendite di nuovi album sono calate del 38,1 % mentre quelle di titoli di catalogo - dall'anno e mezzo di vita in su - sono diminuite del 22,4 %, incrementando così la loro quota sul totale (salita al 51 %; il sorpasso si è verificato nel 2012).
Contemporaneamente, osserva Peoples, le vendite dei singoli nel quinquennio vedono calare i titoli di catalogo dal 61,8 al 52,9 %. "Una possibile interpretazione", sostiene il giornalista americano, "è che i consumatori ritengano che le loro collezioni contengano una quantità adeguata di canzoni più vecchie ma che siano ancora interessati ad acquistarne di nuove".
Considerando che le vendite di album novità sono calate del 38 %, aggiunge il reporter di Billboard, diventa più difficile che mai - soprattutto per le etichette più piccole - recuperare i costi sostenuti per la realizzazione di un nuovo disco. Ma anche gli assortimenti di catalogo si sono ridotti nei punti vendita "fisici": "Visitate un punto vendita della grande distribuzione come Target e vedrete espositori con compilation a basso costo e alto valore aggiunto, solitamente di artisti storici che hanno recuperato le loro spese molto tempo fa", scrive Peoples. "Quel che non vedrete sono molti titoli di back catalog. Dieci anni fa, quando ai CD veniva riservato più spazio sugli scaffali, la grande distribuzione proponeva un maggior assortimento di titoli di catalogo e poteva anche presentare pubblicazioni indipendenti. Oggi è più probabile che lo stock di un grande magazzino includa una collezione modesta di novità e di 'best of' ".