Byrne è chiaramente uno a cui non piace che la propria musica si presti a definizioni troppo vincolanti. Così in “Grown backwards” mischia suoni derivati dalla sua carriera (alcuni riferimenti quasi funkeggianti che sembrano arrivare dai Talking Heads) e gli archi dei Tosca Strings, già usati nel disco precedente “Look into the eyeball”. E annuncia che nel prossimo tour – in partenza proprio dall'Italia: prima data a Reggio Emilia il 21 marzo, poi altri sette tappe a seguire; la data di Milano del 22 marzo è già esaurita – rielaborerà anche brani dei Talking Heads secondo questa nuova chiave quasi “classica”. “Il titolo, però”, spiega “non si riferisce a questo processo inverso di lavorazione della musica da cui è nato il disco, ma al fatto che nell'ultimo periodo sono cresciuto parecchio, perché la mia vita è cambiata. Vivo a New York, che è cambiata molto dopo l'11 settembre”. “Grown backwards”, perà non un disco sul dopo-Twin Towers. “E' un disco su come tutto attorno mi ha trasformato… Ho cambiato casa, ufficio, famiglia, casa discografica…”.Byrne è infatti approdato alla Nonesuch, ormai casa di artisti di rango come Randy Newman, che si sono stufati della “vecchia” discografia. “Mi trovo bene con loro perché lavorano fuori dagli schemi, con artisti che sfuggono alle definizioni”. Appunto.
Quanto ai Talking Heads, dice: “Ho lavorato al box 'Once in a lifetime', uscito qualche mese fa, che riuniva tre cd di canzoni del gruppo e un DVD con i videoclip della band. Credo che quest'ultima parte del nostro lavoro fosse molto importante per capire chi fossimo”. Poi il discorso scivola inevitabilmente sul presente: “Oggi non credo che sarebbe più possibile. Non faccio più video perché comunque le reti musicali non me li passerebbero, e finirebbero per essere visti solo a festival o su Internet. Non è facile, per una musica che sfugge alle definizioni come la mia, trovare dei canali. Non è facile far sapere alla gente che il disco è uscito: posso solo fare affidamento alla stampa, ed ai miei concerti”.