Costituita un mese prima della finale di sabato 10 maggio, la giuria italiana dell’Eurovision Song Contest 2014 era formata da cinque elementi: Luca De Gennaro (MTV, presidente della giuria), Andrea Laffranchi (“Il Corriere della Sera”), Paola Folli (cantante e vocal coach), Francesco Pasquero (discografico) e Andrea Mirò – musicista, cantautrice, direttrice d’orchestra e componente della Commissione di Area Sanremo. Abbiamo raggiunto Andrea Mirò in sala di registrazione, dove sta preparando le musiche per un monologo teatrale di Giorgio Faletti. E’ a lei che ci siamo rivolti per farci raccontare come sono andati i lavori della giuria, che – come forse non tutti sanno – ha espresso due valutazioni: la prima dopo la semifinale della competizione, la seconda venerdì sera, dopo la “prova generale” in diretta della finale della manifestazione (in altre parole: i voti annunciati sabato sera erano già stati espressi la sera precedente – quindi quando i giurati ancora non conoscevano i risultati del televoto e nemmeno la situazione in evoluzione della classifica, questo per evitare operazioni “manovrate” e finalizzate a favorire una o l’altra delle 26 nazioni in gara).
“Conosco bene tre dei miei colleghi di giuria, naturalmente; era invece la prima volta che incontravo Pasquero, un discografico delle nuove leve. I maschi della giuria, indipendentemente dalla valutazione artistica e qualitativa, sono stati particolarmente colpiti dalla coreografia del duo polacco” (in particolare dalle due bionde figuranti, lo ricordiamo per chi non avesse assistito alla finale: come scoprirete più avanti, un solo giurato italiano ha votato la Polonia al primo posto).
“Ma a parte le considerazioni estetiche dei giurati maschi, mi è parso che la giuria fosse giustamente piuttosto eterogenea, ed in effetti le preferenze espresse sono state abbastanza variegate, ognuno ha espresso nei voti i propri gusti e le proprie inclinazioni; e abbiamo votato secondo coscienza, senza minimamente tener conto di giochetti geopolitici e nemmeno delle indicazioni provenienti dai social network”.
Ogni giurato doveva stilare una classifica completa delle canzoni in gara, dalla prima all’ultima; nella sua semifinale, la giuria italiana ha votato così: 12 all'Austria, 10 alla Polonia, 8 alla Finlandia, 7 Slovenia, 6 Grecia, 5 Malta, 4 Romania, 3 Svizzera, 2 Macedonia, 1 Lituania.
“Le regole e le modalità delle votazioni erano molto rigide, molto precise, molto dettagliate; l’organizzazione è stata impeccabile, attentissima ai minimi dettagli. E noi abbiamo cercato di essere all’altezza. Però ci siamo anche divertiti, intendiamoci. Certo, la musica che si ascolta di solito all’Eurofestival è quella, insomma; diciamo non precisamente musica di tendenza, ecco. Però questa edizione, pur essendo stata segnata da una scelta molto forte nell’immagine da parte della concorrente austriaca, ha visto comunque vincere, e sembrerà paradossale, una delle esibizioni più sobrie ed eleganti, se non la più elegante di tutte:
A questo proposito, la scelta italiana è stata di segno opposto: la performance di Emma è andata decisamente sopra le righe. “Per quanto riguarda la scelta di cantare in italiano di Emma , io vorrei fare una considerazione più generale: a me parrebbe più logico, e anche più significativo, che ogni concorrente cantasse nella lingua madre della nazione che rappresenta. Se poi invece per una o per l’altra ragione si vuole uniformare, allora meglio sarebbe che cantassero tutti in inglese. Per quanto riguarda la canzone e l’esibizione di Emma, che noi naturalmente in finale non potevamo votare per regolamento, nel contesto dell’intera manifestazione avevano un loro perché. Lo dico con molto affetto nei suoi confronti: lei ha dato tutto, non si è risparmiata, forse troppo, e questo l’ha fatta strafare un po’. Un minimo di austerità avrebbe fatto la differenza, in quel baraccone. E fra i suoi pezzi ne conosco di migliori”.
Par di capire che nel complesso sei soddisfatta del risultato finale. “Sul mio podio c’erano Olanda, Finlandia e Austria, in quest’ordine. Ma in generale, ad esclusione di quei quattro/cinque che si staccavano dagli altri – in meglio e in peggio – gli altri concorrenti si sono accalcati in una metà classifica molto compatta e abbastanza indifferenziata, oltre che piuttosto mediocre. A me personalmente – e so anche a Enrico Ruggeri , che ha visto la trasmissione da casa – è dispiaciuto che non arrivasse in finale la Georgia, con un brano folk-prog cantato e suonato benissimo”.
Chi volesse sapere come hanno votato nel dettaglio i cinque giurati italiani, può scoprirlo qui .