A “Tre parole” seguì un disco, “Ricordatevi dei fiori”, che non ha avuto gli stessi riscontri del singolo. “Mi è spiaciuto che non sia uscito il fatto che il mio era un progetto completo, un album, non solo un singolo”, ragiona lei oggi, alla vigilia della pubblicazione della seconda prova. “Non si è percepita la complessità della cosa. In giro non si sa che sono io che scrivo le canzoni… Questo disco l'ho voluto mantenere molto essenziale, per sottolinerare la materia prima – le canzoni – piuttosto che un effetto speciale che non c'è”, spiega.
“Osservi l'aria” è un disco pop, ma nel senso “nobile” del termine, non denigratorio: canzoni melodiche, ma nessun tentativo di copiare il successo del tormentone. “Il successo è un episodio”, riflette Valeria. “A volte è anche un inconveniente. Io l'ho vissuto come un dettaglio, anche se per certi versi è stata un po' una valanga… Mi ha sicuramente costretta a ragionare di più e questo disco vuole essere, per certi versi, una colata di cemento armato, nel senso che volevo gettare delle fondamenta solide per la mia carriera piuttosto che inseguire qualcosa di effimero. Non mi ci sono messa a lavorare con un'idea chiara. Il criterio sono stato io. Certo, mi è stato chiesto di fare di nuovo 'Tre parole'. Ma poi ho capito che esigenza era: non tanto di rifare la stessa cosa perché evidentemente impossibile, quanto di essere personale, riconoscibile…”.
Anticipato la scorsa primavera dal singolo “Luna di lana” (“L'idea di uscire con un singolo così tanto tempo fa non è stata una mia decisione. L'album era già finito e pronto… Sono strategie a cui non credo, ma a cui mi sono dovuto adeguare”, dice Valeria), l'album deve il suo titolo ad una collaborazione con l'enigmista Stefano Bartezzaghi, che ha coniato un anagramma del nome della cantante: “Condividiamo una passione per i giochi linguistici. Mi ha chiamato dicendo 'pronto, Osservi L'Aria?'… e un'espressione che mi piace.. e il fatto che contenga il mio nome mi è sembrata la quadratura del cerchio. Per questo l'ho scelta”. Quanto al futuro, Valeria dimostra di avere le idee chiare. Si augurerebbe di piazzare un altro tormentone alla “Tre parole”?: “Guarda io non mi sono intenzionalmente infilata in questo tunnel del tormentone”, risponde decisa. “non mi ci vedo per niente. Io scrivo canzoni e non penso alle manovre di marketing. Questo disco l'ho concepito perché possa essere suonato per chitarra e voce. Ho capito che l'unica via è il contatto diretto con il pubblico e questo farò: lo presenterò dal vivo”.