In molti hanno fatto notare che il sondaggio esclude i più assidui frequentatori delle reti di file sharing, i minorenni, e che da altre ricerche recenti non risulta un calo dello scambio gratuito di musica via Internet, quantomeno non in proporzioni così rilevanti (50 %, secondo Pew/Comscore: da 35 a 18 milioni di utenti, rispetto alla rilevazione precedente della primavera 2003; con flessioni del 15 % per KaZaA, del 25 % per WinMX, del 9 % per BearShare e del 59 % per Grokster).
Nessuna flessione del downloading risulta, per esempio, ai ricercatori di Webspins, un’agenzia che tiene sotto controllo il traffico di file musicali sui sistemi peer-to-peer per clienti come Nielsen SoundScan e che, anzi, sotto Natale ha registrato un incremento del 5 % nello scambio di musica in rete.
Altri enti di “monitoraggio” specializzato, come Big Champagne e NPD Music Watch Digital Service, concordano con le conclusioni di Pew/Comscore sul lungo periodo (NPD parla di un dimezzamento annuale, dal 22 % all’11 %, di coloro che dichiarano di utilizzare i sistemi P2P per procurarsi musica gratuitamente su Internet), ma aggiungono che nelle ultime settimane dell’anno i downloaders hanno risollevato la testa e che il pubblico potrebbe essere diventato più prudente nel rispondere ai questionari, dopo che l’associazione dei discografici RIAA ha cominciato a snidare uno per uno i “trafficanti” clandestini di musica on-line (vedi News): dichiararsi favorevoli al download, insomma, sarebbe diventato poco consigliabile e anche molto meno à la page di prima. In conclusione: gli esperti invitano l’industria discografica a non farsi troppe illusioni. “Il calo dei download non è comunque sufficiente a salvare il mercato dei CD: non c’è un incremento corrispondente del 50 % nelle vendite”, ha concluso (un po’ rozzamente) un analista di Inside Digital Media, Phil Leigh. “Chi ha un masterizzatore collegato al computer, continuerà a utilizzarlo”.