Linkin Park, nuovo album: ''Hunting party', il nostro disco più duro di sempre'

Atteso nei negozi il prossimo 17 giugno - e con un'unica data prevista nel nostro Paese il 10 giugno al Milano City Sound, nel capoluogo lombardo - "Hunting party", il sesto album in studio dei Linkin Park, è di certo una delle pubblicazione più attese della prossima bella stagione: a ormai quattordici anni dal folgorante debutto di "Hybrid theory", la band capitanata da Mike Shinoda e Chester Bennington - in una lunga intervista apparsa sull'edizione statunitense di Rolling Stone - introduce il pubblico alla nuova prova sulla lunga distanza, che - come già lasciato intuire dal singolo "Guilty all the same", sarà più dura e spigolosa rispetto ai suoi predecessori.
"Avevo bisogno di essere viscerale", ha spiegato Shinoda (nella foto): "E noi tutti avevamo bisogno di perdere quell'approccio emo e morbido alla nostra musica. Sentivamo la necessità di essere aggressivi. E non siamo più ragazzini di 18 anni che fanno un disco rumoroso: siamo trentasettenni che fanno un disco rumoroso. E un trentasettenne si arrabbia per motivi diversi da quelli per i quali si arrabbia un diciottenne".
L'album, al momento, non è ancora del tutto terminato: Shinoda ce la sta mettendo tutta, dal canto suo, per chiudere le sedute prima dell'inizio del tour estivo, che prenderà il via il 24 maggio a Tucson, Arizona, per poi dirigere subito alla volta del Vecchio Continente: "Mentre lo lavoravamo mi scoprii a pensare: 'Oh cazzo, le radio non passeranno mai questa roba'", ha spiegato Shinoda, al quale anche il management, sentiti i provini, espose le sue perplessità, "Mi dissero che effettivamente canzoni del genere avrebbero avuto vita dura in radio, e che non sarebbe stata una bella mossa. Insomma, non avremmo fatto centro. Ma a me le sfide sono sempre piaciute. E poi credo nella musica".
Quale sia la ragione di questa svolta aggressiva è presto detta: la generale fiacchezza della musica indie. "Mi sono anche messo a cercare qualcosa da ascoltare, un giorno, ma non l'ho trovata", ha commentato Shinoda: "E la cosa in un certo senso mi ha fatto incazzare. Perché mi piace l'indie pop, ma è come se le strade che stia percorrendo adesso siano state battute e strabattute". Quindi via libera alle band che sono state alla base del suono dei Linkin Park, come Refused, Helmet e At the Drive-In. E un bel carico di responsabilità (e straordinari) per il loro batterista Rob Bourdon, costretto a prepararsi anche fisicamente per alzare i giri del motore ritmico del gruppo: "Ha dovuto ingaggiare un personal trainer, fare palestra, andare a correre", racconta il produttore-cantante, "Perché questo è uno dei dischi più pesanti sui quali abbia mai suonato. E' persino finito dal chiropratico, spezzandosi letteralmente la schiena sui tamburi. E' stata una sfida anche per lui, che adesso è un batterista migliore".
"Non abbiamo fatto il disco più duro di sempre", ha concluso Shinoda: "Non è un album dei Botch o dei Meshuggah: abbiamo fatto un disco molto duro dei Linkin Park, forse il più duro che abbiamo mai registrato".