La presenza di Stromae come ospite straniero nella serata finale del Festival non lascerà indifferenti: l’artista belga presenterà “Formidable”, dall’ultimo “Racine Carré” (ve lo raccontiamo qua) uscito oltralpe lo scorsa estate in Francia, dove è stato un caso clamoroso da più di un milione di copie - da noi esce solo in questi giorni. Stromae riprodurrà sul palco il video della canzone, in cui fingeva di essere ubriaco, per filmare le reazioni dei passanti: “Molta gente in Francia ed in Belgio pensava che lo fossi davvero. Ma è una canzone sulla solitudine, sull’essere emarginati. Voglio che la gente rida di me, ma con un po’ di rimpianto, perché rappresento un uomo che vuole essere aiutato”, spiega alla stampa, raccolta in un albergo sanremese. Alto, allampanato, vestito con un impeccabile giallo tone sur tone. Gentile, educato, risponde con grazia e prima di andare via suggerisce di far vedere il video per capire cosa farà sul palco.
Poi spiega la sua musica: “Il mio lavoro è patchwork di cose diverse: chanson française, dance, hip-hop… Cerco di essere il più onesto che posso. Ho avuto fortuna al primo disco, ma la peggior domanda che ci si può fare è ‘Come posso replicare il mio successo?’. Mi sono semplicemente messo in lotta e in competizione con me stesso: voglio potermi guardare allo specchio. Compongo per essere felice, perché è l’unica cosa che possa fare". E poi ragiona sul fatto di cantare in una lingua - apparentemente, e sottolineiamo apparentemente - poco internazionale: “Noi francesi ascoltiamo musica che non capiamo, la balliamo, la compriamo… Per cui credo che possa succedere lo stesso per la nostra musica quando va all’estero, come da voo: canto in francese perché mi sento a mio agio… Non credo che qualcuno mi voglia sentire imitare l’accento inglese: credo che sia più interessante avere uno che arriva da Bruxelles e ha una sua visione. Non voglio sentir dire che l’inglese è più internazionale: ogni lingua è internazionale. Quindi, perché no?