
Inizia a farsi lunga - e ricca di personaggidi spicco, sebbene voci a favorealtrettanto illustri non manchino - la lista di (se non proprio nemici) non entusiasti sostenitori di Spotify: l'ultimo, in ordine di tempo, è Beck, che nel corso di un'intervista al sito argentino Pagina12, dopo aver rivelato di aver sofferto gravi problemi di salute ("Mi sono gravemente ferito alla spina dorsale: adesso fortunatamente sto meglio e sono riuscito a tornare a fare musica.
E' stata una convalescenza molto lunga. Ultimamente mi sono concentrato sulla chitarra: non crediate che sul palco possa muovermi come prima, però - credetemi - potrò ancora dare molto"), il cantautore californiano ha illustrato quali siano le sue perplessità in merito ai servizi di streaming.
"Dicono che i servizi di streaming prenderanno sempre più piede, che piacciano o meno. Io, però, vorrei porre l'attenzione su quanto siano sostenibili per chi fa il lavoro che faccio io, perché quello che Spotify mi corrisponde per i miei brani che trasmette non mi basta a pagare i musicisti e i tecnici che lavorano ai miei dischi", ha spiegato l'artista: "E' un modello che non funziona. E credo che la cosa più triste di fruire la musica in questo modo sia la qualità di riproduzione proposta. E' come guardare un film sul telefonino: ecco cosa ascolta oggi la gente. C'è ancora un margine di miglioramento enorme per gli standard digitali di riproduzione musicale, e so che Neil Young sta lavorando ad un progetto (Pono, ndr) in questo senso. La gente potrebbe tornare a riinnamorarsi della musica, nel caso la sua scommessa dovesse rivelarsi vincente".