Verrebbe spontaneo fare uno più uno. Nel nuovo consiglio di gestione della SIAE non siedono - fatto clamoroso, e pressoché inedito - esponenti delle multinazionali dell'editoria musicale (Filippo Sugar e Federico Monti Arduini sono editori indipendenti). E ora Universal Music Publishing Ricordi - una delle tre major rimaste sulla scena locale e internazionale - si dimette dalla FEM, la Federazione Editori Musicali che nella società degli autori ha sempre giocato un ruolo di primissimo piano, di cui proprio Sugar è presidente dal 2009 e di cui la stessa Universal ha fatto parte fin quasi dall'atto costitutivo, nel 2001 (quando l'associazione nacque per iniziativa di
Antonio Marrapodi, scomparso poi tre anni dopo). "Non nascondo che dal mio punto di vista l'assenza delle multinazionali dal consiglio di amministrazione della SIAE sia un fatto grave, e indicativo di come oggi il coordinamento della FEM risulti molto utile, quasi indispensabile, alle aziende indipendenti e molto meno alle major che già vantano solidi rapporti con la nostra collecting society e con le persone che la governano", replica il presidente della società Claudio Buja. "Ma ridurre tutto a una questione di poltrone", aggiunge, "è ridicolo. Le motivazioni sono più profonde, frutto di una decisione maturata nel tempo: essenzialmente si tratta di non trovare più una corrispondenza tra l'operato dell'associazione e le necessità dell'azienda che dirigo. Non mi sembra, in altre parole, che ci sia più un rapporto diretto tra la partecipazione alla vita associativa e i risultati che ne derivano. Penso di poter sostenere che negli anni l'impegno di Universal nell'ambito della FEM sia stato importante tanto in termini di quote associative - per molto tempo, in ragione dei fatturati SIAE, ne siamo stati il primo contribuente - che sotto il profilo dei risultati elettorali, dato il 'peso' dei nostri voti, anch'essi legati al valore economico dell'azienda. A lungo sono stato parte attiva dell'associazione, ricoprendo per molti anni l'incarico di vice presidente, e non nego che dopo dodici anni di convivenza il distacco sia molto doloroso. E' come quando finisce una storia importante: si prova tristezza, ma allo stesso tempo ci si sente liberi di fare quel che si desidera senza più dover rendere conto a nessuno". "Forse", dice Buja, "questa mia uscita non dovrebbe neanche essere interpretata in chiave polemica. Il fatto è che ogni tanto bisogna anche sapersi alzare da tavola, se si ha l'impressione di non essere graditi o non ci si sente più a proprio agio con qualche commensale".
Che farà ora Universal? "Ho sempre voluto sentirmi libero dai condizionamenti e sicuramente non andrò a unirmi a una delle tante altre associazioni che esistono in Italia. In questo momento non voglio stare in nessun gruppo, anche se credo che FEM e Universal si ritroveranno spesso dalla stessa parte: è possibile un'allenza alla pari, anche senza sottostare a regole di squadra. Per un'azienda come quella che dirigo l'associazione era diventata vagamente anacronistica. In certi casi è essenziale mantenere contatti diretti e agire senza intermediari: ci sono situazioni che vanno gestite direttamente, senza attenersi ai dettami di un 'partito' ".