Lo segnalano da tempo le charts internazionali e nostrane: il nuovo rock (o rock alternativo: così detto, con tutte le distinzioni del caso, per distinguerlo dal mainstream confinante con il pop) è una delle poche forze vitali che ancora si agitano nel mercato della musica.
Ne inseguono i fermenti piccole etichette di genere, major (qualche volta) e case discografiche che stanno nel mezzo, dotate di presenza multinazionale ma di mezzi limitati rispetto alle “cinque sorelle” che dominano il gioco. La edel è una di queste: e non è un caso che, come fa già (con altre modalità) la concorrente diretta V2, stia cominciando ad attingere al serbatoio dell'underground italiano. Non solo rock in senso stretto, spiega a Rockol il presidente Paolo Franchini, ma tutta quell'area mobile di stili e tendenze che si muove al di fuori della musica “radiofonica” ed “easy listening”, e che ha nel circuito dei locali e nell'attività live i suoi pilastri fondamentali. edel ha deciso di costruirci intorno un “progetto” e una nuova linea di prodotto, Volume: il debutto è in giugno con il nuovo album dei toscani Malfunk, grandi macinatori di concerti ben noti sulla scena nazionale, e di cui la edel aveva già distribuito il disco precedente. Più o meno in contemporanea tocca agli esordienti Matmatà, band già nota nel bresciano che licenzia ora il primo singolo in preparazione di un album annunciato per ottobre. “Usciranno con lo stesso marchio, Volume, perché speriamo, sviluppandolo, di dare una garanzia di credibilità e un segno di riconoscibilità agli artisti e ai prodotti che di volta in volta pubblicheremo”, dice Franchini. “Analoghe esperienze in passato sono fallite? E' vero, ma noi partiamo da premesse diverse: sappiamo che le band con cui lavoriamo hanno una fan base che le segue con dedizione, e quella sarà la nostra base di partenza. Tutto quello che dovesse arrivare dopo sarà tanto di guadagnato”. .
L'affiliazione alla label, spiega il presidente edel, avverrà secondo modalità diverse: accordi artistici diretti e licenze, “anche perché oggi molti gruppi vogliono evitare contratti standard e richiedono maggiore libertà artistica”. Franchini sembra credere molto nelle potenzialità del “movimento”: “Non so se saremo noi o altri a beneficiarne: ma sono convinto che entro un paio d'anni qualcuno dei nuovi gruppi rock italiani sarà pronto per farsi ascoltare anche all'estero”.