Lorde, col successo arriva la prima polemica: ''Royals' è razzista'

Puntuale, con il raggiungimento dei piani alti delle classifiche internazionali, non poteva non arrivare la prima controversia: lo sta imparando, a sue spese, Lorde, giovanissima promessa neozelandese del pop, che sta vedendo in queste settimane il primo estratto dall'EP "The love club" (del 2012) e dal debutto sulla lunga distanza "Pure heroine", "Royals", far registrare prestazioni impressionanti nelle chart di tutto il mondo.
La polemica, va detto, è iniziata in sordina, con un post di Veronica Bayetti Flores sul blog femminista feministing.
com: nella riflessione, l'autrice critica i riferimenti fatti dalla cantante nel testo di "Royals", con particolare attenzione al verso "But everybody’s like Cristal, Maybach, diamonds on your time piece", "Tutti amano il Cristal (nota marca di champagne, ndr), la Maybach (auto di lusso, ndr) e i diamanti sul proprio orologio". Riferimenti, sostiene la Flores, riconducibili all'immaginario hip hop, in nordamerica solitamente appannaggio della minoranza afroamericana. "Non è una critica all'accumulazione della ricchezza, che avrei apprezzato", sostiene l'autrice del post, "Ma un'affermazione fortemente razzista. Perché sparare merda sulla gente di colore? Perché non indirizzare i propri strali sulle partite di polo, su Central Park East (tra le zone più ricche di Manhattan, ndr) o sui banchieri? La risposta è semplice: razzismo. Non devo spiegarvi perché la ricchezza si manifesti in modo diverso tra chi nasce ricco e chi invece lotta per diventarlo: se cresci con la suola delle scarpe bucate, non appena superi questa condizione inizi a festeggiare".
Quella che pareva essere una polemica destinata ad infuocare solo una ristretta cerchia di blogger, complice la fama crescente del personaggio, è esplosa negli ultimi giorni sui media tradizionali, venendo ripresa anche da testate come CNN, Time e CBS. La cantante e il suo staff, saggiamente, hanno deciso di non intervenire, lasciando ad altri la difesa d'ufficio. Che è arrivata sotto le spoglie di Lynda Brendish, giornalista connazionale dell'artista: "Non si può pretendere di interpretare la realtà filtrandola solo con gli occhi di uno statunitense", ha spiegato lei, "Specie quando l'oggetto dell'analisi è qualcosa proveniente da un altro paese, come in questo caso. Insistere nel farlo nella migliore della ipotesi è da ignoranti, nella peggiore da imperialisti".