Dopo dodici anni di vacche magre e di recessione, il mercato olandese della musica registrata - negli anni '80 uno dei motori mondiali dei consumi di Cd, ma non altrettanto rapido a convertirsi al digitale - inverte finalmente il senso di marcia.
La cifra calcolata dalla locale associazione dei discografici NVPI per il primo semestre 2013, + 1,9 % in termini di fatturato, non induce ad entusiasmi eccessivi, ma "la buona notizia", sottolinea il presidente e ad di Universal Music Kees van der Hoeven, "è che dopo dodici anni abbiamo trovato la strada per riprendere a crescere. I consumatori hanno abbracciato in modo inequivocabile i servizi di streaming, anche se le vendite di prodotti fisici sono tuttora molto importanti e siamo lieti di assistere al rilancio delle catene Fame e Free Record Shop". Ciò nonostante, in .Olanda il mercato "fisico" ha registrato nei primi sei mesi dell'anno un calo di fatturato del 18 %, cui si contrappone una crescita del 60 % nel settore digitale (+ 131 % per le piattaforme di streaming che incassano denaro dagli abbonamenti e dalle inserzioni pubblicitarie).
Paul Solleveld, direttore di NVPI, osserva invece che "la combinazione di servizi accessibili agli utenti e di un'efficace opera di repressione nei confronti dell'offerta illegale risulta essenziale per la salute del mercato musicale e la continuazione degli investimenti nel settore e nei nuovi talenti".