E' costato molto, a Spotify, lo sforzo di attirare verso il suo servizio di streaming nuovi abbonati a pagamento (ora più di 6 milioni, su circa 20 milioni di utenti attivi): secondo i documenti finanziari resi pubblici in queste ore dalla stessa società svedese, l'anno fiscale 2012 si è chiuso con un disavanzo netto di 58,7 milioni di euro (contro i 45,4 milioni del 2011) nonostante il forte incremento dei ricavi (abbonamenti e pubblicità) passati da 190,4 a 434,7 milioni di euro.
A pesare sul conto economico sono stati soprattutto i costi connessi alle vendite, cresciuti da 186 milioni a 363 milioni di euro e di cui le royalty versate a case discografiche ed editori musicali rappresentano il 70 % .
"Durante il 2012 Spotify ha visto crescere fortemente i suoi introiti conservando un tasso di conversione dal servizio gratuito a quello a pagamento di oltre il 20 per cento: un fatto inaudito per un'attività basata su un'offerta di tipo freemium, e una chiara dimostrazione del successo del modello di business", ha commentato a Music Week un portavoce della società. "Nel 2012 la nostra attività si è concentrata sulla spinta alla crescita degli utenti, sull'espansione internazionale e sullo sviluppo del prodotto: il numero degli utenti è salito di molto ed è cresciuta la penetrazione di mercato. La nostra priorità chiave nell'arco del 2013 e oltre rimane quella di portare un'esperienza musicale senza pari sul mercato a un numero ancora maggiore di persone continuando a lavorare per la crescita a lungo termine: per la nostra azienda come per l'industria musicale nel suo complesso".