Si ribaltano, clamorosamente, le prospettive sullo scenario del music business internazionale: indicata a più riprese come possibile acquirente della EMI (vedi News), la Warner Music potrebbe invece finire inghiottita proprio dalla major britannica se, come sembra possibile, la sua capogruppo AOL Time Warner deciderà di metterla in vendita per ristabilire ordine nella sua gestione finanziariamente allo sbando.
La notizia è filtrata sul “solito” New York Post, non nuovo ad anticipazioni del genere. Secondo il quotidiano americano le due società hanno già avviato trattative concrete: data la svalutazione corrente del capitale azionario EMI l'operazione, del valore di circa 3 miliardi e mezzo di dollari, verrebbe finanziata principalmente dalle banche e da gruppi privati di investimento.
Qualcuno però mette in dubbio che Richard Parsons, amministratore delegato di AOL Time Warner, voglia vendere la sua divisione discografica proprio in un momento in cui la sua valutazione è così bassa, a dispetto di fatturati e profitti lordi in crescita nel 2002 (rispettivamente a 4,2 miliardi e 482 milioni di dollari, oltre il 5 % del totale del gruppo): resta il fatto che lo stesso Parsons ha annunciato l'obiettivo di ridurre il debito a meno di 20 miliardi di dollari entro fine anno, e che un'ulteriore esposizione di 1,8 miliardi di dollari sarà richiesta alla società per acquistare da Vivendi la sua quota di AOL Europe e finanziare la costruzione di nuovi uffici a Manhattan.
Come si ricorderà (vedi News), EMI e Warner avevano già cercato una fusione tre anni fa, con una joint venture valutata allora 20 miliardi di dollari: il progetto venne tuttavia bloccato dalle autorità antitrust europee, preoccupate dalla possibilità della nascita di un nuovo soggetto monopolista. Da allora, però, sono cambiate tanto le condizioni del mercato che l'atteggiamento della commissione presieduta da Mario Monti: e sono in molti a predire che entro la fine del 2003 le major discografiche saranno ridotte da cinque a quattro.
La notizia è filtrata sul “solito” New York Post, non nuovo ad anticipazioni del genere. Secondo il quotidiano americano le due società hanno già avviato trattative concrete: data la svalutazione corrente del capitale azionario EMI l'operazione, del valore di circa 3 miliardi e mezzo di dollari, verrebbe finanziata principalmente dalle banche e da gruppi privati di investimento.
Qualcuno però mette in dubbio che Richard Parsons, amministratore delegato di AOL Time Warner, voglia vendere la sua divisione discografica proprio in un momento in cui la sua valutazione è così bassa, a dispetto di fatturati e profitti lordi in crescita nel 2002 (rispettivamente a 4,2 miliardi e 482 milioni di dollari, oltre il 5 % del totale del gruppo): resta il fatto che lo stesso Parsons ha annunciato l'obiettivo di ridurre il debito a meno di 20 miliardi di dollari entro fine anno, e che un'ulteriore esposizione di 1,8 miliardi di dollari sarà richiesta alla società per acquistare da Vivendi la sua quota di AOL Europe e finanziare la costruzione di nuovi uffici a Manhattan.
Come si ricorderà (vedi News), EMI e Warner avevano già cercato una fusione tre anni fa, con una joint venture valutata allora 20 miliardi di dollari: il progetto venne tuttavia bloccato dalle autorità antitrust europee, preoccupate dalla possibilità della nascita di un nuovo soggetto monopolista. Da allora, però, sono cambiate tanto le condizioni del mercato che l'atteggiamento della commissione presieduta da Mario Monti: e sono in molti a predire che entro la fine del 2003 le major discografiche saranno ridotte da cinque a quattro.
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