
Utilizzando programmi e applicazioni automatizzate (i cosiddetti "bots" o web robots), i "bagarini" e i siti di secondary ticketing riescono, a volte, ad accaparrarsi oltre il 60 per cento dei biglietti più richiesti e più appetibili messi in circolazione online. Lo hanno spiegato a Ben Sisario, reporter del New York Times, alcuni funzionari dell'agenzia di ticketing Ticketmaster, società che recentemente ha fatto causa a un gruppo di rivenditori abusivi accusandolo di avere fatto uso dei bot per richiedere fino a 200 biglietti al giorno. Per far fronte al problema, ricorda Sisario, a fine 2011 Ticketmaster ha ingaggiato uno specialista come John Carnahan, impegnato in precedenza a combattere le frodi pubblicitarie online per conto di Yahoo! I sistemi di monitoraggio impiegati dall'agenzia di ticketing permettono di capire quando ad interagire con la piattaforma è una macchina (che agisce secondo moduli standard a intervalli regolari) e quando è un essere umano (che preme pulsanti a velocità variabile spostandosi in maniera più casuale da una parte all'altra dello schermo). "Non stiamo cercando di impedire a nessuno di comprare biglietti", ha spiegato Carnahan, "ma vogliamo solo essere sicuri che siano i fan a poterli comprare".
Ma il problema, aggiunge Michael Rapino, amministratore delegato della capogruppo Live Nation, è che "come succede con gli hacker puoi risolvere la cosa oggi, e domani quelli stanno già scrivendo un nuovo codice". Come noto, Live Nation e Ticketmaster operano a loro volta sul mercato della rivendita "secondaria" dei tagliandi con TicketsNow. Rapino non vi vede tuttavia alcuna contraddizione: "Per me non è un problema se chi ha comprato un biglietto per un concerto di Justin Timberlake decide di rivenderlo a qualcun altro", ha spiegato al New York Times, ribadendo il concetto espresso da Carnahan: "Prima di tutto vogliamo essere sicuri che sia un fan ad avere la possibilità di comprarlo".