'Non alzare troppo il volume': Nicole Atkins Live@Rockol, i video
“Attenzione a non alzare troppo il volume della chitarra: poi copre la voce”. Nicole Atkins è passata a Milano per aprire il concerto degli eels. L’abbiamo invitata (grazie alla collaborazione dell’amico Claudio Todesco di "Jam") a suonare in redazione un paio di canzoni. Ha una chitarra amplificata - piccola infrazione alla nostra regola che vuole i nostri “Live@Rockol” totalmente acustici. Così le consigliamo di non mettere troppo altro il volume dell’ampli. “Fai una prova?”, le chiediamo.
E lei canta.
Come canta, con che voce. ("Ok, metti pure come come vuoi il volume dell’ampli, pensiamo". Ma non lo diciamo per pudore e vergogna).
Ci eravamo dimenticati di lei, e della sua voce. E non è un caso, purtroppo: tra il 2007 e il 2008 pubblicò un bel disco di esordio, “Neptune city”, per la Columbia: sembrava dovesse essere la “Next Big Thing”, poi si perse nei cambi dirigenza della casa discografica - il nuovo management ci credeva decisamente meno del precedente. Il secondo album, “Mondo amore”, uscì nel 2010 per la Fat Possum, in un altro momentaccio.
Originaria del New Jersey, dove ancora vive, ha una voce tra il rock e il crooner. Non a caso è stata paragonata a Roy Orbison, e non a caso ci suona una sua canzone, “Crying”: “E’ quella che faccio in concerto quando suono da sola con la chitarra e voglio far vedere al pubblico che ci so fare”, dice ridendo.
Poi suona “Red ropes”, la canzone che anticiperà il prossimo album, “Slow phaser”: l’ha registrato in Svezia, alla fine dell’anno scorso, uscita prevista per autunno o inizio 2014.
Finita la perfomance, si finisce a chiacchierare: Nicole ci racconta del New Jersey, di Asbury Park, dei suoi amici musicisti, di quella volta che Bruce Springsteen la volle conoscere. Poi prende la chitarra e scappa verso il locale del concerto: non sarà mica come l’altra sera a Londra? C’erano 5.000 persone e io da sola sul palco. Tremavo”, dice. No, all’Alcatraz saranno “solo” un migliaio per gli eels e lei li intratterà da sola, con la stessa grazia e potenza con cui ha suonato da noi in redazione.
Bentornata, Mrs. Atkins.